Clima. Alla Cop24 via libera alle regole sull’accordo di Parigi

La Cop4 di Katovice, Polonia.

Sono durati ben due settimane i negoziati della Cop24, la conferenza sul clima delle Nazionioni Unite che si è svolta a Katovice, in Polonia. Via libera alle regole per applicare l’accordo di Parigi sul clima, con l’adesione di quasi 200 Paesi, che hanno concordato che aggiorneranno i rispettivi piani climatici entro il 2020 mentre il vertice Onu sul clima del 2019 sarà l’occasione per i capi di Stato di dimostrare di voler rafforzare gli sforzi entro il 2020.

Approvato quindi un regolamento, il ‘Rulebook’. I paesi più ricchi hanno concordato di aumentare i finanziamenti per il clima, con l’obiettivo di offrire maggiore fiducia ai paesi vulnerabili. Decisi i prossimi passi: la 25ª sessione della Conferenza delle parti (COP25) delle Nazioni Unite si svolgerà in Cile dall’11 al 25 novembre 2019, con la PreCOP in Costa Rica.

Costituita inoltre una coalizione formata da paesi“campioni” del clima, riuniti nella “High Ambition Coalition”, che comprende le Isole Marshall, Fiji, Etiopia, Unione Europea (inclusa l’Italia), Norvegia, Regno Unito, Canada, Germania, Nuova La Zelanda, Messico e Colombia, e che si è impegnata a migliorare i piani climatici nazionali prima del 2020 e a incrementare l’azione sul clima a breve e lungo termine.

“L’approvazione del programma di lavoro sull’accordo di Parigi – ha commentato il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres – è la base per un processo di trasformazione che richiederà un’ambizione rafforzata dalla comunità internazionale. La scienza ha chiaramente dimostrato che abbiamo bisogno di maggiore ambizione per sconfiggere il cambiamento climatico. D’ora in poi, le mie 5 priorità saranno: ambizione, ambizione, ambizione, ambizione e ambizione” riferendosi ai temi della mitigazione, dell’adattamento, della finanza, della cooperazione tecnica, della creazione di capacità e dell’innovazione tecnologica. “L’ambizione sarà al centro del Summit sul clima che convocherò a settembre 2019 e deve guidare tutti gli Stati membri mentre preparano i loro contributi determinati a livello nazionale (Ndc) per il 2020 per invertire la rotta del cambiamento climatico”.

Soddisfazione a metà per il WWF, che dichiara di accogliere “con favore i progressi verso l’adozione di un Libro delle regole per rendere operativo l’accordo di Parigi, e anche i segnali di volontà di aumentare le ambizioni venuto dalla Conferenza ONU, ma ancora non siamo al livello di accelerazione dell’azione necessario per affrontare l’emergenza climatica.”

“I leader mondiali sono arrivati ​​a Katowice con il compito di rispondere agli ultimi rapporti della scienza sul clima, da cui è emerso che abbiamo solo 12 anni per dimezzare le emissioni di CO2 e prevenire un riscaldamento globale catastrofico. Sono stati compiuti importanti progressi, ma ciò a cui abbiamo assistito in Polonia rivela una fondamentale mancanza di comprensione della nostra attuale crisi climatica da parte di alcuni Paesi. Per fortuna, l’Accordo di Parigi è disegnato per essere resiliente alle contingenze e tempeste geopolitiche. Abbiamo bisogno che tutti i paesi si impegnino a innalzare i propri obiettivi di riduzione delle emissioni entro il 2020, perché è in pericolo il futuro di tutti”, ha dichiarato Manuel Pulgar-Vidal, Leader internazionale Clima ed Energia del WWF.

Per il WWF i negoziati di quest’anno hanno in effetti mandato un segnale positivo sulla possibilità che i Paesi rivedano al rialzo i propri obiettivi climatici entro il 2020, rispondendo all’ulteriore allarme lanciato degli scienziati con il rapporto speciale dell’IPCC 1,5°C. Paesi chiave, sia di più antica industrializzazione sia in via di sviluppo, hanno manifestato il loro appoggio all’’accelerazione degli sforzi globali per garantire un futuro climatico sicuro. L’esito della COP indica nel Summit sul clima del Segretario Generale delle Nazioni Unite (programmato per il 23 settembre 2019) il momento in cui sarà chiesto ai leader di rispondere all’appello, annunciando o impegnandosi con obiettivi climatici nazionali aggiornati e più ambiziosi entro il 2020.

“Questa conferenza ha assegnato una responsabilità diretta ai leader che devono presentarsi al summit sul clima di settembre con obiettivi climatici più in linea con le indicazioni della comunità scientifica o con l’impegno di adeguarli comunque entro il 2020. Qualcosa di meno sarebbe un dichiarazione di incapacità nel fronteggiare l’emergenza climatica e garantire un futuro ai propri cittadini, al proprio Paese, al Pianeta. E questo proprio quando in tutti il mondo si moltiplicano le iniziative dei ragazzi adolescenti che sanno, forse più di chi li governa, cosa rischiano”, ha aggiunto Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia, a Katowice per la COP24.

La COP24, prosegue il WWF,  ha dato vita al “Libro delle regole” per rendere operativo l’accordo di Parigi, ma permangono lacune critiche da affrontare nei futuri negoziati. Sono arrivate al traguardo molte regole per gestire la trasparenza e la contabilità sui progressi climatici dei paesi, offrendo una certa flessibilità ai paesi in via di sviluppo. La conferenza si conclude, però, con poca chiarezza su come si debba contabilizzare il finanziamento sul clima fornito dai paesi industrializzati a quelli in via di sviluppo, su come si raggiungerà l’obiettivo dei 100 miliardi entro il 2020 o su come sarà concordato l’obiettivo finanziario globale dopo il 2025.

Più critica Legambiente. “La Conferenza sul Clima di Katowice – dichiara Stefano Ciafani, Presidente nazionale di Legambiente – si è conclusa senza una chiara e forte risposta dei governi all’urgenza della crisi climatica, evidenziata dal recente rapporto dell’IPCC. La COP24 non è infatti riuscita a concordare un chiaro impegno di tutti i paesi a rafforzare entro il 2020 gli attuali obiettivi di riduzione delle emissioni in linea con la soglia critica di 1.5°C, ad adottare un efficace quadro normativo, il cosiddetto Rulebook, in grado di dare piena attuazione all’Accordo di Parigi e a garantire un adeguato sostegno finanziario ai paesi in via di sviluppo che devono far fronte a devastanti impatti climatici. Risultato debole e in forte contrasto non solo con il grido di allarme lanciato dall’IPCC, ma anche con la crescente mobilitazione dei cittadini, soprattutto giovani, che in ogni angolo del pianeta chiedono una forte azione globale in grado di fronteggiare la crisi climatica che stiamo vivendo. I prossimi due anni devono servire a costruire partnership capaci di raggiungere il livello di ambizione che la scienza ritiene indispensabile per superare la crisi climatica”.

In questa Cop24, sottolinea Legambiente, l’Europa ha tentato di costruire alleanze con altri paesi in grado di raggiungere un accordo ambizioso. Purtroppo senza successo per l’incapacità di molti governi europei di fare significativi passi in avanti nel sostegno finanziario ai paesi più poveri e vulnerabili. Per l’associazione ambientalista il Rulebook adottato a Katowice se da una parte rappresenta un segnale importante, dall’altra parte presenta delle lacune che andranno colmate entro il 2020, in modo che l’Accordo di Parigi possa essere pienamente operativo alla sua entrata in vigore. Tuttavia non va dimenticato che l’Europa, insieme a paesi emergenti e in via di sviluppo, ha promosso la Coalizione degli Ambiziosi che a Katowice si è impegnata ad aumentare entro il 2020 gli obiettivi di riduzione delle emissioni sottoscritti a Parigi, costituendo un importante esempio che va subito valorizzato ed esteso.

“Ora non sono possibili ulteriori rinvii. Serve – aggiunge Ciafani – un forte protagonismo dell’Europa in vista del Summit sul Clima, convocato dal Segretario Generale dell’ONU Guterres per il prossimo settembre 2019 a New York, che deve valutare lo stato di avanzamento del processo di revisione degli attuali impegni, da concludersi entro il 2020 secondo quanto previsto dall’Accordo di Parigi. Ben prima del Summit l’Europa, con il pieno sostegno dell’Italia, deve rivedere il suo obiettivo al 2030, in coerenza con la soglia critica di 1.5°C, andando ben oltre il 55% di riduzione delle emissioni proposto già da diversi governi e dall’Europarlamento, in modo da essere per davvero il pilastro di una forte e sempre più larga Coalizione degli Ambiziosi in grado finalmente di tradurre in azione l’Accordo di Parigi”.

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