Il Premio Estense lo vince “Il focolaio. Da Bergamo al contagio nazionale” di Francesca Nava

L’Unep, il programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, ha lanciato un appello dichiarando che la pandemia da Covid 19 è a tutti gli effetti “un avvertimento della natura”, messa a dura prova dall’uomo.

Una pandemia sulla quale ha voluto riflettere Francesca Nava, la prima giornalista italiana a indagare sull’epidemia di Covid-19 a Bergamo e sulle tragiche conseguenze della mancata zona rossa di Alzano Lombardo e Nembro. I suoi articoli hanno dato origine a una serie di altre inchieste e sono stati fondamentali per dare voce ai protagonisti di una vicenda che da locale è purtroppo diventata nazionale.

La giornalista con “Il focolaio. Da Bergamo al contagio nazionale” (edito da Laterza), ha vinto la 57esima edizione del Premio Estense, che ogni anno seleziona opere letterarie di giornalisti italiani. Il verdetto è arrivato alla terza votazione, con 27 preferenze, e ha messo d’accordo la giuria tecnica presieduta da Guido Gentili e quella popolare. Entrambe le giurie si sono riunite sabato 25 settembre al Teatro Comunale di Ferrara.

Il volume mette in crisi le ricostruzioni ufficiali di autorità sanitarie e decisori politici. Ma anche il racconto di uomini e donne che non ci sono più a causa del Covid e di scelte non fatte o fatte troppo in ritardo. Rimette in fila tutti i passaggi, le testimonianze, i documenti riservati e le responsabilità politiche che hanno determinato la più grave crisi sanitaria ed economica della storia d’Italia del nostro tempo. Tutto ha inizio in un ospedale in provincia di Bergamo, in Val Seriana, in una delle regioni più sviluppate ed efficienti d’Italia. Il primo, gravissimo errore: il focolaio del virus non viene isolato. Segue una catena di altre negligenze, sanitarie e non solo.

La superficialità della politica locale, regionale e nazionale. Le pressioni del mondo industriale. Il fallimento della medicina territoriale lombarda. L’incapacità di tutelare le fasce più deboli della società. Da lì deriva il dilagare incontrollato della malattia, con la sua scia di morti, e la chiusura di un intero Paese. Un libro-inchiesta documentatissimo che è insieme un accorato tributo alla memoria delle tantissime persone che avrebbero potuto essere salvate.

“Sono felice ed emozionata per questa vittoria che mi onora moltissimo. Ho scelto di raccontare quattro storie emblematiche di morti da Covid nella bergamasca. Tutte fondamentali per mettere a fuoco quelle che considero le reali criticità del sistema. Sono quelle di Claudio, Marisa, Manuel e Giuseppe: persone dai 40 agli 80 anni. Il racconto del loro calvario e di quello vissuto dai loro famigliari mi ha lacerato a tal punto da non farmi dormire la notte. Una di queste riguarda una parte della mia famiglia: è la storia di Manuel, 47 anni, padre di tre figli, infettatosi sul lavoro a inizio marzo. Morto nel giorno della Festa del Papà. L’ho scritta piangendo di rabbia”.

E’ così calato il sipario sulla 57esima edizione del Premio con il conferimento ufficiale dell’Aquila d’Oro a Francesca Nava e il Riconoscimento Granzotto “uno stile nell’informazione” ad Andrea Purgatori (Atlantide La7). A condurre la cerimonia di premiazione, sempre al Teatro Comunale, come di consueto, è stata la giornalista Cesara Buonamici.
Ricordiamo che erano arrivati in finale, insieme alla Nava, “Labirinto italiano. Viaggio nella memoria di un Paese” di Walter Veltroni (ed. Solferino), “Il Sistema. Potere, politica, affari: storia segreta della magistratura italiana” di Alessandro Sallusti (ed. Rizzoli) e “Gianni Agnelli in bianco e in nero” di Alberto e Giancarlo Mazzuca (ed. Baldini+Castoldi).

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