Y4C Driving Ambition a Milano, più di 400 giovani per il clima

Circa 400 giovani tra i 15 e i 29 anni provenienti da 186 Paesi si sono incontrati a Milano dal 28 al 30 settembre per affrontare le principali urgenze e priorità dell’azione climatica nella #Youth4Climate Driving Ambition.

Al termine delle giornate di confronto e discussione una serie di proposte sono state presentate al presidente del Consiglio Mario Draghi, al premier inglese Boris Johnson, al ministro Cingolani, al presidente della Cop26 Alok Sharma e ai ministri dell’ambiente di più di 40 Paesi in rappresentanza della comunità internazionale che a Glasgow, dal 31 ottobre al 12 novembre, avrà il compito di portare a casa un accordo determinante per la lotta ai cambiamenti climatici.

L’auspicio è che lo Youth4Climate diventi un evento stabile, affinché il dialogo intergenerazionale non si interrompa più: lo ha sottolineato il ministro Cingolani, appoggiato dal premier. Ridurre le diseguaglianze, coinvolgere i giovani nei processi decisionali, favorire un programma di aiuti pubblico-privato, tra le proposte emerse.

“La vostra generazione – ha detto Draghi rivolgendosi ai ragazzi – è la più minacciata dai cambiamenti climatici. Avete ragione a chiedere una responsabilizzazione, a chiedere un cambiamento. La transizione ecologica non è una scelta, è una necessità. Abbiamo solo due possibilità. O affrontiamo adesso i costi di questa transizione, o agiamo dopo – il che vorrebbe dire pagare il prezzo molto più alto di un disastro climatico”.

“Siamo consapevoli – ha sottolineato il primo ministro – che dobbiamo fare di più, molto di più. Questo sarà l’obiettivo del Vertice a Roma che si terrà alla fine di ottobre. A livello di G20, vogliamo prendere un impegno per quanto riguarda l’obiettivo di contenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5 gradi. E vogliamo sviluppare strategie di lungo periodo che siano coerenti con questo obiettivo”.

Draghi non ha evitato il tema sollevato da Greta Thunberg: “A volte il “bla bla bla” è solo un modo per nascondere la nostra incapacità di compiere azioni – ha detto Draghi in sede di replica – ma quando si portano avanti trasformazioni così grandi bisogna convincere le persone, spiegare che numeri, come l’aumento di 1,5 gradi, non sono qualcosa di creato ad arte ma forniti dalla scienza, e le persone di questo vanno convinte”. Esiste, insomma, anche un problema di consenso da creare attorno alle misure per il clima, consenso che, in democrazia, va costruito con informazione, sensibilizzazione, divulgazione scientifica.

Altro tema “caldo”, sollevato con energia e passione da Vanessa Nakate nel suo intervento e da altri delegati delle aree del pianeta meno fortunate è quello del finanziamento ai paesi poveri e/o più danneggiati e più a rischio a causa dei mutamenti climatici.

Cingolani ha annunciato che proporrà al Governo di raddoppiare il contributo italiano, attualmente oltre 400 milioni di euro, e portarlo a un miliardo di euro.

Cingolani s’è soffermato sul problema geo-politico: «La sostenibilità per me è un compromesso. Dobbiamo essere superveloci nel mitigare gli effetti del cambiamento climatico, ma abbastanza lenti per non distruggere posti di lavoro. Non è semplice, è molto difficile. Ed è un compromesso differente da Paese a Paese. Le soluzioni devono essere specifiche per ogni Stato, non c’è una soluzione unica per tutti”.

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