Xylella, olio made in Italy in pericolo

XYLELLA: COLDIRETTI, ADDIO A 6 BOTTIGLIE DI OLIO MADE IN ITALY SU 10

E’ una vera e propria strage di ulivi quella provocata dalla Xylella, che ha cambiato il volto e il paesaggio del Salento. Una situazione apparsa subito chiara anche al presidente Nazionale di Coldiretti Ettore Prandini e al Ministro delle Politiche Agricole, Forestali e del Turismo Gian Marco Centinaio durante l’ultimo sopralluogo in elicottero.

Dall’autunno 2013, data in cui è stata accertata su un appezzamento di olivo a Gallipoli, la malattia si è estesa e la strage avanza inarrestabile a una velocità di più 2 chilometri al mese. Dopo aver devastato la Puglia, rischia di infettare l’intero mezzogiorno d’Italia a partire dalla Basilicata fino alla Calabria, alla Campania e al Molise. Non solo verso Nord, la Xylella vira a Ovest a pochi chilometri da Matera con i nuovi casi di contagio in provincia di Taranto dove ben 6 ulivi sono stati infettati a Montemesola e 1 a Crispiano. Un focolaio è stato identificato anche in Toscana.

Ma la Xylella secondo l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) minaccia la maggior parte del territorio Ue dove tra l’altro sono stati individuati altri casi di malattia, dalla Francia alla Spagna, dalla Germania al Portogallo.

In Puglia, dove si produce oltre la metà dell’extravergine nazionale, si è verificato il crollo del 65% del raccolto che – sottolinea la Coldiretti – ha messo in ginocchio migliaia di famiglie nei campi e nei frantoi con il contagio della Xylella che ha già colpito 21 milioni di piante e il conto dei danni ha raggiunto 1,2 miliardi di euro.

“Sotto accusa ci sono le responsabilità regionali, ma anche comunitarie a partire dal sistema di controllo dell’Unione Europea con frontiere colabrodo che hanno lasciato passare materiale vegetale infetto poiché il batterio che sta distruggendo gli ulivi pugliesi è stato introdotto nel Salento dal Costa Rica attraverso le rotte commerciali di Rotterdam”, ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel denunciare “una politica europea troppo permissiva che consente l’ingresso di prodotti agroalimentari e florovivaistici nell’Ue senza che siano applicate le cautele e le quarantene che devono invece superare i prodotti nazionali quando vengono esportati”.

Dopo anni di errori, incertezze e scaricabarile – continua Prandini – occorre un deciso cambio di passo con l’importante approvazione in Parlamento del Decreto emergenze, profondamente modificato rispetto all’impostazione iniziale, per sostenere gli agricoltori colpiti dell’area infetta che vogliono soltanto avere la libertà di espiantare, reimpiantare e non morire di Xylella e burocrazia, anche grazie all’individuazione di varietà resistenti come il Leccino. Si deve quindi intervenire – conclude Prandini – per fermare il dilagare della malattia mentre nelle aree infettate occorre trovare adeguati sistemi di convivenza, come innesti e sovrainnesti con varietà resistenti.

Nel 2019, fa notare Coldiretti, si dice addio a 6 bottiglie di extravergine Made in Italy su 10 sugli scaffali dei supermercati per effetto del crollo del 57% della produzione che scende ad appena 185 milioni di chili e per la prima volta nella storia è inferiore a quella di Grecia e Marocco, avvicinandosi a quella della Turchia, mentre la Spagna allunga la distanza con ben 1,6 miliardi di chili e raggiunge un quantitativo quasi 9 volte superiore.

La conseguenza? Sono aumentate del 7,5% le importazioni di olio extravergine di oliva in Italia provenienti per quasi ¾ dalla Spagna.

Senza interventi strutturali l’Italia – precisa la Coldiretti – rischia di perdere per sempre la possibilità di consumare extravergine nazionale con effetti disastrosi sull’economia, il lavoro, la salute e sul paesaggio.

“In questo scenario per rimanere competitivi e non essere condannati all’irrilevanza in un settore fondamentale per il Made in Italy deve partire al più presto il Piano olivicolo nazionale per rilanciare il settore con una strategia nazionale e investimenti adeguati, anche per realizzare nuovi impianti, così come è stato fatto da altri Paesi nostri concorrenti” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare “l’importanza degli interventi contenuti nel decreto emergenze proposto dal Ministro dell’agricoltura Centinaio dopo i ritardi accumulati da anni”.

Si tratta di “un’esigenza per recuperare il pesante deficit italiano potenziando una filiera che coinvolge oltre 400 mila aziende agricole specializzate in Italia e che può contare sul maggior numero di olio extravergine a denominazione in Europa (43 DOP e 4 IGP) con un patrimonio di 250 milioni di piante e 533 varietà di olive, il più vasto tesoro di biodiversità del mondo.

Ma, afferma Prandini, aumenta così il rischio di frodi e sofisticazioni a danno del vero Made in Italy che colpiscono i produttori agricoli e i consumatori. “Per non cadere nelle trappole del mercato il consiglio della Coldiretti per scegliere Made in Italy è quello di diffidare dei prezzi troppo bassi, guardare con più attenzione le etichette e acquistare extravergini a denominazione di origine Dop, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100 per 100 da olive italiane o di acquistare direttamente dai produttori olivicoli, nei frantoi o nei mercati di Campagna Amica dove è possibile assaggiare l’olio EVO prima di comprarlo e riconoscerne le caratteristiche positive”.

“Nel contratto che abbiamo presentato ai candidati all’Europarlamento nelle prossime elezioni insieme al sostegno finanziario alla Politica agricola (Pac) abbiamo posto la questione dell’etichettatura di origine che deve essere obbligatoria e ben visibile nelle confezioni.”

Prandini precisa poi che in tema di trasparenza è arrivata una sentenza storica del Consiglio di Stato, il cui pronunciamento è stato sollecitato proprio dalla Coldiretti, che invita l’ Amministrazione a rendere noti i nomi ed i marchi delle aziende che importano prodotti agricoli dall’estero per poi confezionarli come italiani. “E negli accordi commerciali dell’Unione Europea – conclude Prandini – dobbiamo garantire che i prodotti importati in Europa rispettino quelle garanzie di sostenibilità e salubrità che sono richieste ai prodotti fatti nell’UE ma abbiamo anche chiesto di arginare iniziative come quella dell’etichetta a semaforo inglese che mettono il bollino rosso sull’extravergine e quello verde su bevande gassate di cui non si conosce neanche la ricetta.”

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