Secondo i dati Gaudì fonte Terna diffusi da Anie Rinnovabili, il settore eolico risulta quello che gode di miglior salute tra i diversi comparti con la potenza degli impianti entrati in esercizio in crescita del 338% tra gennaio e novembre 2015 rispetto a quella del medesimo periodo dell’anno precedente. Gli impianti di taglia con potenza sino a 200 kW sono circa 650 (l’86% del totale), a cui corrisponde il 10% della potenza eolica entrata in esercizio.
Nel mese di novembre 2015 si è registrata un’inversione di tendenza del settore idroelettrico che grazie agli impianti entrati in esercizio ha raggiunto una potenza superiore del 12% rispetto a quella del medesimo periodo dell’anno scorso. Gli impianti di taglia con potenza sino a 3.000 kW risultano 205 (il 96% del totale), a cui corrisponde il 72% della potenza idroelettrica entrata in esercizio.
Il fotovoltaico italiano non ha goduto invece della medesima crescita: tra gennaio e novembre 2015 la potenza degli impianti entrati in esercizio è diminuita del 32% rispetto a quella del medesimo periodo del 2014 con un totale di 270 MW installati. Negli ultimi mesi le richieste di connessione hanno ripreso vigore, migliorando così la situazione. In riferimento alle taglie si conferma che il maggior contributo è stato dato dagli impianti con potenza di picco sino a 20 kW tipiche del residenziale e dei fabbricati e che rappresentano il 64% del totale installato del 2015. La spinta allo sviluppo delle piccole taglie è supportata da alcuni meccanismi previsti dalla normativa e regolamentazione vigenti, tra cui quello dei TEE, che il MiSE ha proposto di eliminare nel documento di consultazione sulle nuove linee guida dei certificati bianchi, e quello dell’autoconsumo che di recente sempre il MiSE ha dichiarato di voler revisionare.
Secondo il Presidente di ANIE Rinnovabili, Emilio Cremona “in questi ultimi anni si è registrato un cambio di direzione sulle politiche governative delle energie da fonte rinnovabile. Nel resto dell’Europa gli Stati Membri bandiscono aste per impianti fotovoltaici di media/grande taglia con una logica di transizione dei meccanismi di supporto previsti dall’Europa, mentre in Italia all’esplosione delle fonti rinnovabili è seguito un improvviso blocco che ha generato repentini e forti disinvestimenti. Secondo Cremona la gradualità nella transizione energetica andava fatta prima per rafforzare l’industria italiana delle rinnovabili, che ha apportato grandi benefici ambientali ed industriali al paese, nonostante in molti ritengano che il costo sostenuto sia eccessivo. Ora il blocco ha effetto solo di far morire le industrie facendole diventare colpevoli di problemi non loro. Rimanendo in ambito fotovoltaico la spinta allo sviluppo delle piccole taglie, registrato nel 2015, è supportata da alcuni meccanismi previsti dalla normativa e regolamentazione vigenti, tra cui quello dei TEE, che il MiSE ha proposto di eliminare nel documento di consultazione sulle nuove linee guida dei certificati bianchi, e quello dell’autoconsumo che di recente sempre il MiSE ha dichiarato di voler revisionare, mettendo in crisi il business model di molti soggetti investitori dopo che solo a fine 2013 l’autorità per l’energia elettrica aveva definito il quadro regolatorio dell’autoconsumo. Per quanto concerne le altre fonti rinnovabili (eolico, geotermico, idroelettrico, biomasse, solare termodinamico) ANIE Rinnovabili è rimasta spiazzata dall’ultima legge di stabilità, in quanto la norma privilegia solo la tecnologia delle biomasse a scapito di tutte le altre ed impatterà sullo sviluppo di tali fonti. Infatti non è ancora ben chiaro se la previsione inciderà sul contatore del GSE oppure se le risorse economiche ad esso destinate saranno aggiuntive a quelle messe a disposizione del tetto di 5,8 miliardi di euro all’anno”.
“I dati di Terna – continua Emilio Cremona, Presidente di ANIE Rinnovabili, che all’interno di ANIE Federazione raggruppa le imprese costruttrici di componenti e impianti chiavi in mano per la produzione di energia da fotovoltaico, eolico, biomasse e geotermia, mini idraulico, – confermano che il mix energetico tra tutte fonti rinnovabili diventerà il mezzo più efficiente per garantire il raggiungimento degli obiettivi di lotta ai cambiamenti climatici, di sicurezza degli approvvigionamenti e di sviluppo industriale, anche se rileviamo come l’idroelettrico difficilmente potrà crescere ulteriormente in futuro. La strada maestra deve quindi essere un’efficienza ambientale, che passa attraverso quella energetica basata sulla riduzione degli sprechi e armonizzata con mezzi di produzione alternativi che riducano drasticamente il consumo di combustibili fossili attraverso l’impiego delle fonti rinnovabili, i cui impianti di taglia residenziale ed industriale vanno tutelati. Gli accumuli sono in prospettiva un elemento essenziale se abbinato agli impianti da fonte rinnovabile intermittente o se impiegati per stabilizzare i comportamenti delle rete elettrica. Occorre – afferma Cremona – che il governo italiano comprenda l’importanza del ruolo ricoperto delle imprese delle fonti rinnovabili e del loro indotto, in quanto espressione vitale del tessuto industriale del paese, e preservi questo patrimonio dando nuovo slancio al suo sviluppo con indicazioni chiare sul medio/lungo termine attraverso un piano energetico pluriennale, a cui i governi successivi possano dare stabilità e confermare le linee di indirizzo”.
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