In Italia negli ultimi sette anni, dal 2009 al 2015, ogni giorno sono state registrate 20 infrazioni contro la fauna selvatica, denunciate 16,5 persone ed effettuati quasi 7 sequestri. Campania, Sicilia, Puglia e Calabria sono le regioni dove si sono registrate più infrazioni, mentre tra le province la maglia nera va a quelle di Napoli, Roma, Bari, Palermo, Reggio Calabria, Salerno, Foggia e Brescia. Per quanto riguarda i reati di bracconaggio (articolo 30 della legge 157/92), nei quattro anni dal 2012 al 2015, ogni giorno sono stati avviati 2,5 procedimenti contro noti, indagate 3,2 persone ed è stato aperto 1 procedimento contro ignoti.
Le regioni dove sono stati registrati il maggior numero di procedimenti e di persone indagate per reati da articolo 30 della legge 157/92 sono state: Lombardia, Campania, Calabria e Sardegna, mentre tra le province la maglia nera va a quelle di: Brescia, Cagliari, Reggio Calabria, Bergamo, Napoli, Roma, Salerno e Macerata. È quanto emerge da un approfondimento sul bracconaggio in Italia realizzato da Legambiente sulla base di due gruppi di dati: i primi relativi, alle sole infrazioni contro la fauna selvatica, ricevuti da tutte le Forze di Polizia (Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Corpo Forestale dello Stato, Capitaneria di Porto, Corpi Forestali Regionali, Polizie Provinciali) per la stesura del Rapporto Ecomafia. Il secondo gruppo riguarda, invece, i dati degli ultimi quattro anni, sempre su base regionale e provinciale, trasmessi dalle Procure (Procure delle Repubbliche presso i Tribunali e Procure presso i Tribunali per i Minorenni) all’associazione nazionale LAV ai fini della redazione del Rapporto Zoomafia. I dati, seppur incompleti in alcuni degli anni e/o delle province considerati, restituiscono nel complesso un quadro chiaro sul bracconaggio in Italia ed elementi utili per capire come pianificare e definire al meglio interventi ad hoc per contrastare questo odioso e illegale fenomeno. Così come per altre tipologie di infrazioni diffuse, anche in questo caso, le differenze tra le infrazioni commesse e quelle registrate possono variare, da territorio in territorio, da uno fino a tre ordini di grandezza superiori. “Bracconaggio e commercio illegale di specie animali protette – dichiara Antonino Morabito, responsabile nazionale fauna e benessere animale – sono alcuni dei reati più diffusi in Italia ai danni degli animali e per questo ribadiamo l’importanza e l’urgenza di un’efficace attenzione alla salvaguardia di questa componente essenziale della biodiversità, a partire dall’adeguamento della tutela legislativa, oggi ricadente solo tra i cosiddetti “reati minori”, dall’istituzione di una regia nazionale, dal rafforzamento della vigilanza, compresa la valorizzazione di quella volontaria, e dal coinvolgimento attivo dei differenti attori istituzionali territoriali per fermare i bracconieri e le illegalità ai danni della fauna”. “In quasi la metà delle Regioni italiane si registra un reato al giorno contro la fauna – dichiara Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente – a conferma del giustificato allarme sociale che tale fenomeno suscita e del gravissimo impatto che genera sugli animali selvatici. Il quadro eterogeno emerso e la distanza tra azione repressiva e azione giudiziaria evidenzia le debolezze dell’attuale quadro legislativo in tema di delitti contro la fauna. Per questo chiediamo al Parlamento di introdurre nel codice penale i delitti contro la fauna, riprendendo il lavoro già fatto con emendamenti e ordini del giorno durante la discussione parlamentare della legge sugli “Ecoreati“, strumento indispensabile per consentire alle Forze di Polizia e alle Procure di raggiungere efficaci risultati nel loro quotidiano, difficile e preziosissimo lavoro di contrasto dell’illegalità.”