Cile, un patrimonio di … 3.700 isole

Per celebrare le proprie bellezze, Cile Turismo, insiem a Nikon Italia, ha promosso un concorso fotografico a partecipazione gratuita, "Natura Aperta": in palio un viaggio per due persone. Il concorso inizia il 3 aprile e termina il 15 maggio 2017.

Sono ben 3.700 le isole che fanno parte del Cile, a partire da Rapa Nui, o Isola di Pasqua, sede degli austeri moai e di spiagge di sabbia bianca come la neve, passando per Chiloè, o Isla Grande, la maggiore del Cile per dimensioni e la quinta del continente. Uniche al mondo le sue 16 chiese dichiarate Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.

Isla Robinson Crusoe, che ospitò per quattro anni e quattro mesi il naufrago Alexander Selkirk, ispiratore del romanzo Robinson Crusoe di Daniel Defoe, di film, reality … e Isla Navarino, ottima meta per chi ama il trekking.

Isola di Pasqua – Bisogna allontanarsi dalla costa cilena per ben 3.600 km verso ovest per raggiungere la remota Isola di Pasqua, chiamata Rapa Nui dai suoi abitanti polinesiani. Si raggiunge quotidianamente da Santiago coi moderni Boeing 787-8 Dreamliner della compagnia di bandiera Latam, l’Isola di Pasqua. Il luogo è caratterizzato da spiagge rosa e rivoli di lava, vulcani e praterie, sculture in pietra e grotte decorate da geroglifici, fondali cristallini e onde da cavalcare. La cultura Rapa Nui lo intride di mistero e tradizione, gli abitanti polinesiani parlano tuttora la lingua nativa, si esibiscono in balli folkloristici, indossano abiti tradizionali e propongono una deliziosa gastronomia. Sparsi per tutta l’isola, per un totale di circa 1000 esemplari, si trovano i moai, imponenti figure scolpite nel tufo, che si ergono sugli ahu , altari cerimoniali e luogo di sepoltura dei defunti. L’Ahu Tongariki rappresenta più grande centro cerimoniale dell’isola, con almeno 15 moai in posizione eretta. Le loro dimensioni gigantesche, il loro profilo austero, il mistero che circonda il loro trasporto e posizionamento ne fanno un enigma tuttora irrisolto e impenetrabile. Poi ci sono il Parco Nazionale Rapa Nui o Te pito o te henua, che nell’antica lingua nativa significa Ombelico della Terra, oggi dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Chi cerca un’esperienza culturale intensa, visiti l’isola durante la festa Tapati, che si celebra tutti gli anni nella prima metà di febbraio, per due settimane. Durante il festival, i clan dell’isola si contendono la vittoria tra gare di musica, danza, cultura e sport, con individui dipinti nel corpo e abbigliati come i loro avi.

I luoghi più belli e famosi dell’isola: Anakena, con le sue spiaggie di sabbia bianca e sullo sfondo l’ Ahu Nau Nau con sette moai allineati e completi di acconciature. Nei chioschi vicino al mare si possono gustare le empanadas di tonno e il tradizionale poe, un budino dolce a base di zucca e farina.
Hanga Roa è il nucleo della vita mondana dell’Isola di Pasqua. Segnaliamo la Caleta Hanga Roa, il porto peschereccio, dominato dall’Ahu Tautira, una piattaforma cerimoniale con due superbi moai.
I solitari e gli amanti dell’estrema tranquillità, devono visitare Ovahe. Le sue spiagge dal colore rosa, nate dalla mescolanza di detriti rossi di corallo e sabbia bianca, sorprendono i suoi visitatori. Che oltre a oziare sulla battigia possono praticare immersioni e snorkeling nell’incredibile trasparenza di queste acque, in cui la visibilità arriva a 50 metri, in scarsità di fauna marina e abbondanza di coralli.
Rano Kau è il maggior cratere vulcanico dell’Isola di Pasqua. La sua spettacolare eruzione, avvenuta due milioni e mezzo di anni fa, fu artefice della creazione di questa magica isola situata in mezzo all’Oceano Pacifico. Con oltre un chilometro di diametro, questo impressionante cratere ospita una grande laguna di acqua dolce. Circondata di abbondante vegetazione, microfauna presente nell’acqua e tanto vapore, assomiglia a un gigantesco calderone. Sul lato estremo ovest del vulcano sorge il villaggio cerimoniale Orongo: cinquantatré case costruite lungo il pendio con lastre di pietra sovrapposte in senso orizzontale e un tetto arcuato in pietra che danno l’idea di essere in parte sotterrate. Nel XVIII e XIX secolo questo villaggio fu oggetto di un culto, che venerava l’uomo uccello Tangata Manu e il dio Makemake, la grande divinità della cultura Rapa Nui. Petroglifi raffiguranti un uomo uccello sono ben visibili su un gruppo di massi situati tra la sommità della scogliera e il bordo del cratere.
Rano Raraku è invece la cava in cui venivano creati e lavorati i moai , si trova all’interno del cratere del vulcano e assomiglia a un’officina primitiva, con 400 statue in fase di lavorazione, tuttora disposte alle pendici del vulcano.

Chiloé o Isla Grande – La più estesa isola del Cile e la quinta del continente. Sorprende con pittoresche palafitte, variopinte chiese in legno (16 delle quali dichiarate Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco), e il rinomato curanto, un piatto dalle origini preispaniche, cotto in fosse profonde almeno un metro
Conoscere Chiloé significa addentrarsi in un mondo magico di sorprendente ricchezza culturale e naturale. Incuriosiscono le sue architetture, a cominciare dalle pittoresche palafitos, le case colorate costruite sull’acqua, fino alle chiese, commistione unica al mondo di stile europeo ed elementi autoctoni. Tipica la cucina, con i cibi serviti nelle tejuelas, le scandole di legno, e il curanto, stufato a base di carne, frutti di mare, patate e ortaggi, cotto in buche per almeno due ore. Anche i chiloti, gli abitanti dell’isola, conferiscono con il loro carattere un tratto unico a questo arcipelago.
Per quanto riguarda le attrattive naturali quest’isola regala paesaggi da cinema, tra sentieri naturalistici, foreste buie e fitte, comunità native huilliche dai costumi ancestrali, spiagge battute da onde fragorose. L’ideale è percorrerla a piedi, a cavallo o in kayak, attraverso i suoi meravigliosi canali. Estesi i parchi nazionali: con una superficie di 430 kmq, il Parco Nazionale di Chiloé, si sviluppa dalla costa del Pacifico verso l’entroterra isolano, racchiudendo ampie distese di foresta indigena sempreverde. Percorrendolo, si possono avvistare oltre 110 varietà di uccelli, volpi e il pudù meridionale, il cervo più piccolo del mondo. Anche il Parque Tantauco rappresenta un ecosistema tra i più ricchi di biodiversità al mondo, e si estende su una superficie di 1180 kmq percorsa da oltre 130 km di sentieri.
Ancud merita una sosta per approfondire la storia dell’isola. Città un tempo prospera, ospitava palazzi eleganti, una ferrovia e un lungomare incantevole. Nel Museo Regional de Ancud sono esposti oggetti, reperti, fotografie che raccontano la vita quotidiana, la mitologia e l’artigianato a Chiloè. Indimenticabile la vista dal Fuerte Sant’Antonio, l’ultimo avamposto spagnolo in Cile, costruito agli inizi del XIX secolo.
Castro ha un’anima invece più internazionale, coniuga caratteristiche tipicamente chilote a un certo sviluppo edilizio e gusti più “alla moda”. Percorrere le strade che dipartono dalla piazza centrale, entrare nei suoi negozi di artigianato e ammirare le colorate palafitte sul lungomare è semplicemente delizioso. La sua Iglesia San Francisco, una delle 16 chiese di Chiloè dichiarate Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, vanta una facciata gialla ornata da decorazioni viola e malva, all’interno una commistione di stile neogotico e classico. Anche l’Iglesia Nuestra Señora de Gracia de Nercón, edificata tra il 1887 e il 1888 in legno di cipresso e larice, conquista la vista con colori sgargianti e un’imponente torre di 25 metri.
A Dalcahue si va per acquisti: ogni domenica vi si tiene la fiera dell’artigianato, dove i turisti acquistano un ricordo locale come i classici maglioni, le sciarpe e i cappelli in oveja, lana tinta con pigmenti naturali ricavati da radici, foglie e fango ad alta percentuale ferrosa. Vanno forti anche i cesti decorati e i souvenir in legno intagliato. Anche a Dalcahue svetta una delle chiese patrimonio Unesco, Nuestra Señora de Los Dolores, costruita nel 1849 dai gesuiti per convertire gli abitanti dell’isola.
Chonci-Cucao è invece un piccolo villaggio di pescatori, in tempi remoti spesso invaso da pirati e corsari di passaggio, prima tappa dei gesuiti che cominciarono a evangelizzare la zona più meridionale dell’Isla Grande, edificandovi la chiesa di San Carlos de Borromeo, anch’essa Patrimonio dell’umanità. In città si può inoltre visitare il Museo Vivente delle Tradizioni Chochinas e il Museo del Acordeon Chilote, vale la pena cimentarsi in un’escursione a cavallo seguendo le tracce di Darwin, fare un pic-nic o passeggiare nella baia di Cucao prima di addentrarsi nel Parco Nazionale di Chiloé.
L’ultima grande città di Chiloé è Quellón, estremità geografica dove termina la Panamericana, una delle più lunghe statali del mondo, che comincia a Fairbanks Alaska e attraversa tutto il continente americano. Qui si può visitare il Museo Inchin Cuivi An e conoscere più da vicino la cultura Huilinche, i suoi oggetti, le sue imbarcazioni e tasselli della sua storia.
Vi sono poi isole limitrofe dell’arcipelago di Chiloé, facilmente raggiungibili col traghetto, che meritano senz’altro una mezza giornata, se non altro per fare un tuffo in una dimensione autentica e lontana nel tempo. L’Isla Mechuque, distante 45 minuti di barca da Tenaún, è piccola ma splendida, come una piccola Chiloé miniaturizzata. L’Isla Quinchao, raggiungibile con una breve traversata in traghetto da Dalcahue, affascina con pascoli verdi e piccoli villaggi di campagna con case di legno e mulini ad acqua. Gli isolotti di Puňihuil rappresentano l’unico luogo al mondo dove convivono i pinguini di Humboldt e la razza magellanica, i tour marittimi avvicinano anche alle balene, ai castori, ai cormorani che hanno colonizzato l’isola. L’Isla de Lemuy esibisce splendide spiagge di sabbia sottile e chiese dichiarate Patrimonio dell’Umanità.

Archipiélago Juan Fernández – Tre isole vulcaniche e una scia di piccoli isolotti abbracciati dall’Oceano Pacifico a 667 km a ovest dalla costa cilena di Valparaiso. Un tempo approdo anonimo di pirati e cacciatori di foche, oggi sono parco nazionale cileno e Riserva della Biosfera dell’Unesco. La più celebre delle isole dell’arcipelago è senz’altro l’Isla Robinson Crusoe, che ospitò per quattro anni e quattro mesi il naufrago Alexander Selkirk, dopo esservi stato abbandonato da una nave corsara nel 1704 con la volontà di condannarlo a morte certa. E invece il naufrago scozzese sopravvisse, adattandosi all’ambiente, e cibandosi per lo più di capre selvatiche, vestendosi delle loro pelli e abbeverandosi nei corsi acqua di cui era ricca l’isola. Fu abbandonato sull’Isla Robinson Crusoe, precedentemente chiamata Más a Tierra, dal capitano della nave corsara Cinque Ports in seguito a una discussione sulla capacità del veliero di tenere il mare e proseguire nella rotta. L’abbandono sull’isola per un marinaio equivaleva a morte certa, ben presto infatti i naufraghi morivano di fame e stenti. Non Alexander Selkirk, che familiarizzò con gli unici abitanti dell’isola – capre, leoni marini, gatti selvatici e topi (introdotti dagli europei che attraccavano saltuariamente nelle sue insenature) – e conducendo una vita assai primitiva. Fu tratto in salvo nel 1708 da un altro corsaro, Woodes Rogers, al comando di navi corsare britanniche. Quando fece ritorno in Scozia divenne una celebrità, ispirando lo scrittore Daniel Defoe, autore del romanzo Robinson Crusoe, e numerose opere letterarie, film, reality show e parchi a tema. Oggi si può visitare l’isola ripercorrendo i luoghi e le condizioni estreme in cui visse il naufrago, si può nuotare nelle sue acque cristalline, scoprirne la ricca vita sottomarina, praticare kayak, pesca e vela. Oppure camminare lungo i percorsi di trekking in zone quasi incontaminate come il cerro Centinela, Puntas de Isla e Puerto Frances, terminando la giornata con un piatto di pesce a bordo di una “chalupa”, una barca dotata di cucinotto.

Reserva Nacional Pingüino de Humboldt – Tre isole disabitate – Chanaral, Damas e Choros – da presenza umana ma colonizzate da un’impressionante varietà di animali: leoni marini, pinguini, delfini, pellicani e una grande varietà di uccelli. Nel periodo caldo, tra ottobre e aprile, si possono avvistare anche gigantesche megattere, balene azzurre e balenottere. Si estende su una superficie e di 888 ettari e rappresenta una delle più belle escursioni naturalistiche del Norte Chico. Damas Island è celebre per le sue spiagge di sabbia bianca come la neve, lambite da acque cristalline. Sulla rocciosa Isla Choros nidificano branchi di pinguini di Humboldt, tenendosi a debita distanza dai leoni marini spiaggiati sulla costa. Branchi di delfini tursiopi si rincorrono nelle acque antistanti, mentre uccelli di moltissime varietà tra cui cormorani, gabbiani e sule approdano su queste isole in cerca di un nido sicuro. Nel periodo caldo, tra ottobre e aprile, scorrono dinanzi gli occhi anche gigantesche megattere, balene azzurre e balenottere.

Isla Navarino – Un’esperienza unica il trekking più australe del mondo. Si fa sul’Isla Navarino, situata a sud della Tierra del Fuego, proiettata verso l’Antartide cilena. Popolata più che altro da torbiere, laghi e foreste di faggi australi, sfida il fiato con il suo impressionante Dientes de Navarino, una catena montuosa piena di boschi magellanici e un’estesa pianura di muschio che favorisce la presenza di laghi e lagune con un’interessante fauna
L’Isola di Navarino conquista con scenari misteriosi e selvaggi, poca presenza umana e un vento forte che solca rocce, foreste, laghi. La costa si presta a essere esplorata in bicicletta, offre calette tranquille e tratti di foresta. 150 km di sentieri invitano al trekking, molto popolare il circuito de los Dientes de Navarino (54 km), che impegna chi vuole completarlo per almeno cinque giorni. Sull’isola anche negozi di artigianato che vendono libri nella lingua dei nativi yagan, gioielli e coltelli in osso di balena.

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