La sfida energetica si affronta in Europa

Federica Sabbati.

Europa ed energia. Riceviamo e pubblichiamo il quadro tracciato da Federica Sabbati, Vice-Presidente del Movimento Europeo Internazionale, rete paneuropea di organizzazioni pro-europee. Il movimento, fondato 70 anni fa, è presente in 34 paesi e comprende 38 associazioni internazionali.

La vera sfida di questo secolo sarà trovare modelli economici e sociali che sappiano preservare il nostro pianeta. La sfida si chiama transizione energetica ed è proprio su quanto saremo bravi a rispondere a questa sfida, che i nostri figli giudicheranno la nostra generazione.

Come possiamo fare? Prima di tutto rimanendo ancorati strettamente all’Unione Europea, perché solo in un contesto più ampio di quello nazionale potremo trovare risposte efficaci e questioni che non internazionali. Poi, dovremo garantire la libertà di innovazione energetica ed ecologica delle nostre imprese, che genera lavoro nel paese, ma che deve rientrare all’interno degli obiettivi energetici e ambientali che ci siamo prefissati di raggiungere nel 2050. In terzo luogo, ognuno di noi deve essere responsabile e fare una scelta tecnologica e comportamentale coerente con quello che chiediamo alle nostre aziende e alle nostre comunità. La rivoluzione ecologica ed energetica inizia a casa nostra: dobbiamo essere pronti a farla, e ad accompagnare chi non lo è ancora.

Per assicurare una transizione energetica ed ecologica che non lasci indietro nessuno dobbiamo puntare su :

(1) lotta agli sprechi: mettere l’efficienza energetica al centro delle nostre politiche pubbliche. “Energy efficiency first” deve restare un concetto cardine della politica energetica ed estera dell’Unione Europea. Il settore dell’edilizia deve essere oggetto di particolare attenzione perché l’efficientamento degli edifici puo’ portare a ingenti riduzioni di emissioni di CO2 da un settore molto complesso e frammentato.
(2) Economica circolare: è necessario ripensare il classico modello di economia lineare (produzione-consumo-rifiuto) con un modello circolare (produzione-consumo-riciclo/riuso). Lo si puo’ fare valorizzando il principio dell’efficienza attraverso, per esempio, l’uso del digitale e dei dati a sostegno di misure di rieducazione dei cittadini alle proprie abitudini quotidiane. E il ruolo delle città sarà centrale per attivare processi integrali dove amministrazioni pubbliche e imprese private collaborino su processi circolari virtuosi.
(3) Tecnologie, Innovazione e Digitalizzazione: dobbiamo puntare su ricerca e innovazione, collegando molto meglio il mondo dell’università e della ricerca con il mondo delle aziende, che hanno bisogno di ricerca applicata. E’ importante anche che l’innovazione su efficienza e ecologia non resti nei magazzini aziendali ma che cresca la consapevolezza che efficienza energetica e uso di fonti rinnovabili sono un investimento necessario per rendere le nostre bollette meno care, la nostra aria più pulita, il clima sostenibile.
(4) Engagement internazionale dell’Europa per politiche climatiche allineate al rialzo, perchè gli sforzi europei rischiano di essere vanificati se ci sono passi indietro di altri paesi, come Stati Uniti e Cina.

Il vento non smette di soffiare da un confine nazionale a un altro. Per questo è l’Unione europea il quadro all’interno del quale lavorare per costruire politiche coerenti ed efficaci. Non possiamo tornare ad un approccio politico nazionalista perché la sfida dei cambiamenti climatici non è nazionale ma internazionale ed ha bisogno di risposte europee comuni: è quindi necessaria più integrazione europea per rispondere a quello che è, alla base, un desiderio di giustizia fra la nostra generazione e quella dei più giovani che pagheranno delle scelte che faremo noi oggi.

Federica Sabbati è candidata al Parlamento Europeo con +Europa, circoscrizione nordest.

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