Bioeconomia, Italia seconda in Europa dopo la Spagna

La bioeconomia, ovvero l’insieme dei settori che trattano materie prime rinnovabili di origine biologica, raggiunge in Italia 2 milioni di occupati ed un valore della produzione di 328 mld di euro.

Il peso sul totale delle attività economiche è in crescita: 8,8% della produzione nel 2008 e 10,1% nel 2017. Con questi numeri, in termini relativi  il nostro paese si pone al secondo posto tra i principali paesi europei, dopo la Spagna. 

Il confronto europeo evidenzia, in termini assoluti, il ruolo della Germania, con un valore della produzione della bioeconomia stimato pari a 402,8 miliardi di euro, seguita dalla Francia con un valore pari a 357,7 miliardi. L’Italia si posiziona al terzo posto, con un output pari a 328 miliardi di euro, prima di Spagna (220,6 miliardi) e Regno Unito (189,8 miliardi). In termini occupazionali la bioeconomia registra valori compresi tra gli 1,2 milioni di addetti del Regno Unito e i 2,1 milioni di occupati tedeschi. L’Italia, con poco più di 2 milioni di addetti, si posiziona subito dopo la Germania, prima di Francia (1,7 milioni) e Spagna (1,5 milioni).

Sono i dati che emergono dal quinto rapporto dedicato alla bioeconomia in Europa e presentato dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo e Assobiotec, Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie che fa parte di Federchimica.

Le foreste giocano un ruolo chiave nella bioeconomia, spiega lo studio, essendo allo stesso tempo fonti di risorse rinnovabili dai vastissimi impieghi e ecosistemi complessi, in grado di preservare la biodiversità animale e vegetale, di contrastare i cambiamenti climatici grazie alla fotosintesi, di fornire un baluardo al dissesto idrogeologico e di caratterizzare il paesaggio di intere regioni della terra.

Con 11 milioni di ettari occupati dalla foresta, il 38% della superficie, l’Italia è il sesto Paese dell’UE in termini assoluti e il primo per dinamica: la superficie boschiva è aumentata del 6,7% nell’ultimo quarto di secolo, rispetto ad un +2,1% nella media UE.

L’Italia è ai primi posti anche per protezione delle foreste, con 4,7 milioni di ettari di foresta riconosciuti come cruciali per preservare la biodiversità e le caratteristiche paesaggistiche e 8,2 milioni di ettari con ruolo di protezione del suolo e delle acque. In Italia, il settore della silvicoltura fornisce direttamente 40.000 posti di lavoro e crea un valore aggiunto pari a 1,3 miliardi di euro.

Direttamente connessa l’industria del taglio e della piallatura del legno, dove  le imprese italiane, con 104mila addetti, sono seconde
in Europa dopo la Germania. Il tasso di riciclo degli imballaggi in legno pari al 60%, fra i più elevati nel contesto europeo e già ampiamente al di sopra dei target fissati per il 2025 (25%).

Nel settore della carta, l’Italia, seconda in Europa per numero di addetti, all’avanguardia sul piano tecnologico e della sostenibilità ambientale. Riciclato l’80% degli imballaggi in carta.

Cruciali per lo sviluppo della bioeconomia in un’ottica circolare le attività di chiusura del ciclo e di recupero dei materiali: l’Italia si posiziona fra i paesi europei con la più alta percentuale di riciclo: per i rifiuti biocompatibili il 91%, rispetto a una media europea del 77%.

La percentuale di rifiuti avviati al riciclo in Italia è pari al 77%, ben superiore rispetto a tutti gli altri grandi Paesi europei: la Francia è al 53%, il Regno Unito al 59%, la Germania al 53% (dati 2014). La media europea è pari al 55%.

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