Consorzio Biogas: Italia secondo mercato europeo dopo la Germania e terzo mondiale dopo al Cina

Consorzio Biogas: Italia secondo mercato europeo dopo la Germania e terzo mondiale dopo al Cina
Consorzio Biogas: Italia secondo mercato europeo dopo la Germania e terzo mondiale dopo al Cina

Il biogas agro zootecnico italiano prosegue nel suo processo di consolidamento. Con oltre mille impianti per una potenza installata che supererà a breve i mille megawatt elettrici, l’Italia si conferma secondo mercato europeo dopo la Germania, e terzo mondiale dopo la Cina. Soltanto con la produzione di energia elettrica rinnovabile, il settore della ‘digestione anaerobica’ è in grado di innescare al 2020 un valore economico di 3,2 miliardi di euro al netto degli incentivi, secondo lo studio Althesys che tiene conto anche dei benefici ambientali. Il comparto in prospettiva, dopo il via libera del governo dello scorso dicembre all’incentivazione del biometano, potrebbe rappresentare un risparmio di 1,6 miliardi di metri cubi di importazioni di biocarburanti e un potenziale produttivo al 2030 di 8 miliardi di metri cubi, pari al 10% del consumo nazionale di gas naturale.

Il Cib, Consorzio Italiano Biogas, ha tracciato oggi le prospettive del settore nel corso della sua assemblea annuale, che ha riunito alla Fiera di Cremona i suoi oltre 400 soci, in rappresentanza della filiera della digestione anaerobica in agricoltura.
“Il biogas agricolo – ha dichiarato Piero Gattoni, Presidente del Cib – in questi anni di crisi ha sostenuto in modo equilibrato e sinergico l’attività agricola e ha rappresentato un forte valore aggiunto alla green economy. La nostra classe dirigente deve saper sostenere questo potenziale di sviluppo con una legislazione chiara e certa”.
A pochi giorni dall’insediamento del nuovo governo, non poteva mancare un richiamo diretto a politiche di responsabilità. “Al nuovo primo ministro Matteo Renzi e ai ministri di riferimento Maurizio Martina per le politiche Agricole, Federica Guidi per lo Sviluppo Economico e Gianluca Galletti per l’Ambiente chiediamo solo pochi provvedimenti, ma certi e immediati per cogliere questa grande opportunità di crescita economica, sociale e ambientale per il Paese”.
Il Cib chiede in particolare uniformità su tutto il territorio nazionale sull’uso e la classificazione del digestato, il sottoprodotto della digestione anaerobica, un importante fertilizzante che riduce la dipendenza dell’agricoltura dai concimi chimici. Sul biometano, dopo il via libera al decreto interministeriale dello scorso dicembre, si attendono le delibere dell’Autorità e le varie regole applicative in tempi utili per permettere alle aziende italiane di cogliere l’opportunità data dall’Expo 2015.
“Il nostro settore – conclude Piero Gattoni – può rappresentare per l’Italia l’opportunità di creare una leadership a livello mondiale nella green economy, grazie a una delle reti del gas più diffuse e un sistema di generazione elettrica tra i più moderni”.

L’approfondimento

IL SETTORE VALE 3,2 MILIARDI DI EURO
Secondo lo studio Althesys elaborato per il rapporto Irex sulle fonti rinnovabili, da qui al 2020, il numero di impianti a biogas del settore agro zootecnico potrebbe toccare quota 1300-1400 (oggi sono poco più di 1000). L’analisi costi-benefici condotta da Althesys, nell’ipotesi più prudenziale di crescita a 1200 impianti al 2020, attribuisce alla filiera del biogas italiano un bilancio positivo di 3,2 miliardi di euro, al netto degli incentivi concessi al settore. Il valore della filiera considera anche una stima economica dei benefici ambientali e sociali. A fronte di un investimento pubblico pari a 1,3 miliardi di euro al 2020 (ma il sistema incentivante tende al ribasso), vengono stimati benefici per i mancati costi di smaltimento di reflui zootecnici e sottoprodotti agricoli (1,2 mld); per l’occupazione (190 milioni per 16 mila nuovi addetti); per la riduzione di CO2 (2,8 miliardi secondo l’emission trading scheme dell’Ue pari a 52-70 mln di tonnellate in meno); per le ricadute sul Pil (184 mln) e per la riduzione del fuel risk (112 mln).
BIOMETANO: UN POTENZIALE DI 8 MILIARDI DI M3
Lo scorso dicembre è entrato in vigore il decreto interministeriale che autorizza l’immissione del biometano ottenuto dal biogas agricolo nell’autotrazione e nella rete del gas.
Solo nell’autotrazione l’Italia importa dall’estero biocarburanti per 1,6 miliardi di m3. Il biometano può contribuire a coprire consumi per 2,5 miliardi di metri cubi al 2020 solo nell’autotrazione. Secondo recenti stime elaborate dal CIB, Consorzio Italiano Biogas, il potenziale annuo di biometano può spingersi fino al 10% del consumo attuale di gas naturale in Italia per una quantità pari a 8 miliardi di m3 , che equivale al 10% del consumo nazionale di gas naturale.
BIOGAS: IL CENSIMENTO
L’ultimo censimento ufficiale sul settore del biogas agricolo è quello condotto dal Crpa, Centro ricerche per la produzione animale, di Reggio Emilia al 31 dicembre 2012. A tale data erano presenti in Italia quasi mille impianti (994) per una potenza installata di 756 MegaWatt elettrici. Lo sviluppo del biogas in Italia è stato caratterizzato da una pronunciata presenza nelle regioni del Nord: nelle 4 principali regioni del Nord Italia si raccoglie il 77% degli impianti costruiti. In Lombardia, in particolare, si concentra il 39% della potenza installata, seguita da Emilia Romagna (15,9%), Veneto (15,5%) e Piemonte (10,7%).
UNO SVILUPPO EQUILIBRATO IN SINERGIA CON L’AGRICOLTURA
La crescita del settore risulta essere equilibrato e il ricorso a colture energetiche dedicate in via di ulteriore contenimento, come emerge dallo studio Ecobiogas condotto dal Gruppo Ricicla Disaa dell’Università di Milano e dalla Regione Lombardia. In Lombardia, in prima fila con 370 impianti agricoli per una potenza installata di circa 271 Mw elettrici, i digestori ricorrono per più del 50% ai reflui zootecnici e per il 20% a sottoprodotti agricoli. Le stime più recenti, considerato che il nuovo sistema incentivante favorisce l’utilizzo dei sottoprodotti, si avvicinano al 60% rendendo l’uso delle colture energetiche sempre più marginale. In Lombardia, la coltivazione diretta del mais e di altre colture per alimentare gli impianti è limitata a meno del 4% della Sau regionale, superficie agricola utilizzata. Una percentuale oltretutto inferiore a quella dismessa negli ultimi anni per il deficit di competitività su sui si sono imbattute molte piccole imprese agricole.

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