Fiper, le priorità per rilanciare la green economy

paesaggio montano
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Fiper, la Federazione Italiana dei Produttori di Energia da Fonte Rinnovabile, ha recentemente sintetizzato in 10 punti, messi all’attenzione della politica, le azioni prioritarie per lo sviluppo della filiera biomassa-energia, con particolare riferimento al teleriscaldamento a biomassa e al biogas.
La prima richiesta al nuovo governo è quella di puntare sulla promozione di energia termica da fonti rinnovabili, incrementando dal 19% al 22% l’obiettivo 2020 per le rinnovabili termiche indicato nella recente Strategia Energetica Nazionale- SEN, riducendo conseguentemente dal 37% al 31% l’obiettivo 2020 per le rinnovabili elettriche.

Secondo Fiper ciò rappresenterebbe un chiaro segnale di discontinuità rispetto al precedente ciclo di politiche “elettro- centriche”.
Fare del risparmio energetico la prima leva di sviluppo della green economy, recependo la Direttiva sull’Efficienza Energetica (EED) per mettere a punto una nuova policy che consolidi nel tempo le misure di agevolazione fiscale presso i clienti finali (55%- 50%), favorisca le tecnologie rinnovabili più efficienti (es. teleriscaldamento a biomassa), introduca misure di defiscalizzazione per le imprese che investono in ricerca e sviluppo. Al terzo punto si chiede di ridurre la dipendenza energetica dell’Italia dall’estero: puntare sulle rinnovabili termiche significa investire sulle tecnologie/ biocombustibili presenti sul territorio. Secondo l’associazione nel solo comparto del teleriscaldamento a biomassa, 801 comuni italiani nelle fasce climatiche E-F potrebbero essere autonomi e riscaldare la cittadinanza con l’impiego di biomassa legnosa derivante dalla manutenzione dei boschi locali, creando posti di lavoro e garantendo la gestione del territorio. In ambito agricolo, l’impiego del biometano per l’autotrazione ridurrebbe la bolletta energetica delle aziende agro-zootecniche.
Fermare la spesa per incentivare la sola produzione di energia elettrica da biomasse legnose, eliminando forme di incentivazione che hanno prodotto rendite di posizione e distorto il corretto funzionamento del mercato. In particolare Fiper chiede l’eliminazione del coefficiente k=1,8 riconosciuto agli impianti che producono energia elettrica dall’impiego delle biomasse legnose, dissipando il calore prodotto. Questo incentivo avrebbe distorto il mercato di approvvigionamento delle biomasse a scapito delle aziende di teleriscaldamento che producono energia termica senza incentivi, non favorendo l’uso virtuoso di questo combustibile attraverso la co-generazione, ossia la produzione combinata di energia termica ed elettrica.
Due punti particolarmente delicati, soprattutto se si pensa all’attuale situazione politica: fermare l’incertezza e l’instabilità legislativa per fornire agli operatori di settore un quadro stabile di riferimento per attirare investimenti nella green economy e fare impresa senza stravolgere i business plan in corso d’opera a causa di modifiche inerenti il quadro normativo di riferimento, ragionando su un orizzonte temporale di 15-20 anni, e decidere in tempi rapidi, al fine di rispettare i tempi previsti dal nostro ordinamento per l’attuazione dei provvedimenti. In particolare per il comparto della green economy, dall’emanazione del decreto legislativo del 3 marzo 2011, n.28, legge quadro per la riforma delle Fonti rinnovabili, gli operatori sono in ancora in attesa dei decreti attuativi sul funzionamento del fondo di garanzia per le reti di teleriscaldamento e sull’immissione del biometano in rete.
Fiper chiede anche che venga fermata la speculazione sulla gestione dei rifiuti (in particolare segnala le lobby che spingono affinché certi materiali, vedi l’esempio emblematico delle potature del verde urbano, rappresentino per l’amministrazione pubblica un costo di smaltimento e non una possibile fonte di ricavo), promuovendo una politica energetica che valorizzi a fini energetici i residui agricoli, forestali, della gestione del verde demaniale, dell’agroindustria (così come definito dal DM 6 luglio 2012 – Tabella 1A).
All’ottavo punto, favorire la gestione del territorio attraverso le filiere energetiche: promuovere la messa in sicurezza del territorio, quali gestione alvei fluviale, manutenzione patrimonio boschivo attraverso l’impiego della biomassa di risulta a fini energetici. Il riconoscimento energetico di tale biomassa permetterebbe alle aziende energetiche di diversificare l’approvvigionamento in filiera corta, alle imprese agroforestali di diversificare l’attività di impresa, al Sistema Paese di mettere in sicurezza il territorio a costo zero. Un’altra esigenza individuata è quella di saper rispondere al crescente interesse dei giovani verso il settore primario e forestale, assecondando la “una rivoluzione culturale silenziosa, frutto della crisi, che sta riportando i giovani diplomati e laureati ad interessarsi a impieghi legati al settore agro-energetico”. Si chiede quindi al nuovo governo di promuovere corsi di formazione e misure di defiscalizzazione delle aziende energetiche in contesti rurali e montani che assumano giovani laureati e diplomati.
Al decimo punto, garantire aria e suolo puliti, promuovendo le tecnologie legate all’uso energetico delle biomasse che garantiscano la miglior performance in termini di emissioni, quali ad esempio i filtri a manica nelle centrali di teleriscaldamento o sistemi di strippaggio per la riduzione del carico di azoto nello spandimento del digestato sul suolo agricolo. Discernere gli effetti delle diverse tecnologie, sostengono alla Fiper, è un’azione preventiva verso la “manipolazione mediatica” e i relativi comitati contro l’avvio di impianti a biomassa e biogas.
Costituitasi nel 2001, la Federazione Italiana dei Produttori di Energia da Fonte Rinnovabile- FIPER riunisce oggi in ambito nazionale 78 impianti di teleriscaldamento alimentati a biomassa legnosa vergine, rappresentando quasi tutta la popolazione degli impianti italiani e anche un nucleo di 30 impianti di biogas. Gli impianti di teleriscaldamento nascono come veri e propri progetti territoriali, per far fronte principalmente alla domanda di calore (riscaldamento) locale in zone montane e appenniniche non ancora metanizzate, attingendo la materia prima, biomassa legnosa vergine, in ambito locale. Dei 78 impianti solo 5 producono anche energia elettrica in co-generazione, a testimonianza del fatto che per i gestori di teleriscaldamento a biomassa, l’energia elettrica è un sottoprodotto del calore. Dall’agricoltura alla gestione forestale, il patrimonio potenziale di produzione di calore da fonte rinnovabile italiano è immenso, l’utilizzo di biomasse legnose per riscaldamento domestico, specie per le case isolate, è già stimato oggi dell’ordine dei 20 milioni di tonnellate. Fiper è tra le associazioni promotrici del Coordinamento delle Associazioni delle Rinnovabili Termiche ed Efficienza Energetica – CARTE attualmente impegnato nel sostenere l’attivazione delle diverse misure di sostegno utilizzabili nell’intervento pubblico per le rinnovabili termiche in riferimento all’attuazione del decreto n.28/2011.

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