Le piante di Roma

Maria Thereza Alves
Maria Thereza Alves

Prima dei vari restauri, il Colosseo è stato un paradiso naturalistico dove convivevano molteplici varietà di piante trasportate da persone o animali. Nel XIX secolo la botanica Elisabetta Fiorini Mazzanti arrivò a elencare ben 272 diverse specie.
L’artista Maria Thereza Alves, insieme ai residenti dell’Istituto Svizzero e ai partecipanti al workshop Histories Hidden in Plain Sight (Istituto Svizzero di Roma, dal 16 febbraio al 1 marzo 2015) provenienti da differenti città europee, esplorerà la flora di Roma.
Come sono arrivate le piante a Roma? Dove si trovano i grandi siti in cui la flora si accumula? Quali sono le specie non-autoctone e quali varietà sono diventate così onnipresenti da essere percepite come tali? Qual è la provenienza d’origine degli ingredienti utilizzati nei piatti romani?
Queste sono alcune domande che verranno affrontate nei vari formati di Botanical Evidences of Movement, Migration and Commerce: il tentativo di comprendere il modo di osservare e ridefinire il paesaggio romano partendo dalle narrazioni ufficiali e da altre possibili. I partecipanti presenteranno al pubblico le “prove” trovate e realizzate durante le giornate di workshop.

Histories Hidden in Plain Sight è ideato da Maria Thereza Alves, Iain Chambers e Lidia Curti per la seconda edizione di Studio Roma – Programma Transdisciplinare sul Contemporaneo.
Un programma di due settimane che include presentazioni, conferenze, letture, dibattiti, proiezioni di film, così come la ricerca in situ in diversi luoghi della città di Roma.
Dall’arte, dalla letteratura e dal cinema il pensiero critico ha imparato l’importanza di esercitare lo sguardo da lontano e quello ravvicinato. Dove le strade della Storia e delle storie si incrociano inesorabilmente.
L’obiettivo di questo workshop è esplorare le zone ambigue e instabili che costituiscono i confini: limiti fisici o immateriali che indicano il transito tra diversi territori di appartenenza e di conoscenza. Per quanto flessibili possano risultare nella modernità, i confini sono essenzialmente luoghi di autorità e delimitazione, sia tra l’Europa e il mondo extra-europeo, sia tra le discipline e la loro rivendicazione sulla conoscenza. I confini cercano di contenere e di separare, di definire la popolazione globale attraverso differenze razziali e di genere. Allo stesso tempo i confini sono costantemente traditi dal passaggio continuo di corpi, storie, culture, linguaggi e saperi che rifiutano questo tipo di regole e di costrizioni. Un rifiuto che apre una tensione paradossale: all’interno della modernità, accanto al desiderio di esercitare al meglio il controllo e lo sfruttamento tanto in termini economici che epistemici, si afferma una spinta alle sue origini essenzialmente mobile e migrante.
Histories Hidden in Plain Sight esplora i paradossi e le frizioni interne alla modernità – in termini etici ed estetici – cercando di aprire spazi inattesi, e possibilità per la critica e per la pratica artistica. La comprensione di questi spazi che potremmo chiamare eterotopi, che esistono cioè sebbene non ancora registrati o riconosciuti, ci porta a scavare nella costruzione del contemporaneo come rappresentazione univoca del reale, e trasformarla in un cantiere per restituire un’immagine nel suo insieme più caotica e più inclusiva del presente.
Genere; razza; nazione; cittadinanza; il Mediterraneo; il confine; la necessità di ripensare gli archivi nella costruzione della memoria collettiva saranno invece alcuni dei temi che gli studiosi Iain Chambers e Lidia Curti indagheranno in Borderscapes: Migration and the Hybridisation of Space and Time con il contributo di storici, sociologi, registi, attivisti, musicisti, lavoratori di istituzioni museali, educative e culturali.
Tutti gli eventi sono gratuiti e aperti al pubblico.

PROGRAMMA
Lunedì 16 febbraio
Villa Maraini
ore 14.30
Open Studio
Maria Thereza Alves, Iain Chambers e Lidia Curti
Introduzione del workshopr: Iracema (de Questembert) (2010) di Maria Thereza Alves e Western Union Small Boats (2007) di Isaac Julien
Martedì 17 febbraio
Villa Maraini
ore 10.30 Open Studio
Maria Thereza Alves
Micro e mega siti con specie vegetali non autoctone
Sala Elvetica
ore 17.00 Igiaba Scego
Identity in-between
ore 18.30 Bring a plant, what’s your story?
con ospiti da Gambia, Libia, Mali, Messico, Nigeria, Perù, Senegal…
21.00 Cena con pietanze del Mali e Senegal
Mercoledì 18 febbraio
Sala Elvetica
ore 10.30 Open Studio
Laura Celesti-Grapow
Sulla flora non-autoctona a Roma
14.30 Maria Thereza Alves
Sulla flora trasportata in Europa e la sua connessione con la tratta degli schiavi nell’Atlantico
 Giovedì 19 febbraio
Sala Elvetica
ore 10.30 Open Studio
Emanuele Del Guacchio
Sulla flora non-autoctona a Napoli
Proiezione: What is the Color of a German Rose? (2005) di Maria Thereza Alves
14.30 Open Studio
Venerdì 20 febbraio
Sala Elvetica
ore 10.30 Open Studio
Sandro Dernini
Sulla distribuzione del cibo in Italia
ore 14.30 Open Studio
Sabato 21 febbraio 
Nuovo Cinema Palazzo
ore 17.00 Presentazione progetti di ricerca dei partecipanti al workshop

Lunedì 23 febbraio
Villa Maraini
ore 10.30
Open Studio
Iain Chambers e Lidia Curti
Borderscapes, migration and the hybridization of space and time
Proiezione: Performing the Border (1999) di Ursula Biemann (estratto)
14.30 Open Studio
Gianluca Gatta
Il Mediterraneo e il “sud” negato
Martedì 24 febbraio
Villa Maraini
ore 10.30 Open Studio
Miguel Mellino
Genere, razza, nazione
Proiezione: In This World (2002) di Michael Winterbottom
14.30 Open Studio
Iain Chambers e Lidia Curti
Sulle interruzioni letterarie e visuali: le letterature femminili della migrazione
18.30 Conferenza
Maria Thereza Alves, Iain Chambers, Lidia Curti e Miguel Mellino
Altri Mediterranei, altre storie, altre radici, altre rotte
Mercoledì 25 febbraio
Villa Maraini
ore 10.30 Open studio
Giulia Grechi
I contro-archivi e i significati della memoria
Sala Elvetica
ore 14.30 Proiezione: Sans Soleil (1983) di Chris Marker
Giovedì 26 febbraio
Villa Maraini
ore 10.30 Open Studio
Eduardo Castaldo
Laboratori della modernità
Sala Elvetica
ore 14.30 Proiezione: Route 181–Fragments of a Journey in Palestine-Israel. Sud (2003) di Eyal Sivan e Michel Khleifi
18.30 Performance di Gabriella Ghermandi
Venerdì 27 febbraio
Sala Elvetica
ore 10.30 Open Studio
Maria Thereza Alves, Iain Chambers e Lidia Curti
Il museo come zona di confine e archivio in rovina
Proiezione: Playtime (2014) di Isaac Julien
14.30 Open Studio
Argomenti, prospettive e problematiche emerse nel corso del workshop
Biografie
Maria Thereza Alves (1961, Brasile) è un’artista il cui lavoro interroga le circostanze sociali che diamo per acquisite, e indaga il modo in cui identifichiamo noi stessi e le cose che ci circondano. Negli anni Ottanta Alves ha partecipato alla fondazione del Partido Verde brasiliano. Ha lavorato in diversi contesti ambientali tra cui Pantanal in Brasile, Matsunoyama in Giappone, Guangzhou in Cina, Amatlan nel Messico centrale, Fadiouth in Senegal, e in diverse parti dell’Europa. Ha esposto alla Triennale di Guangzhou, a Manifesta 7, alla Biennale di Atene, alla Biennale di Lione e a documenta 13.
Iain Chambers insegna Studi culturali e postcoloniali all’Università L’Orientale di Napoli dove è anche Presidente del Centro Studi Postcoloniali e di Genere, oltre che responsabile locale del progetto MeLa*: European Museums in an Age of Migrations. Tra i suoi saggi in Italiano: Paesaggi migratori. Cultura e identità nell’epoca postcoloniale (1996), Sulla soglia del mondo. L’altrove dell’Occidente (2003), Le molte voci del Mediterraneo (2007).
Lidia Curti è Professore onorario di Letteratura inglese all’Università L’Orientale di Napoli. Ha pubblicato studi su teorie del pensiero femminista e postcoloniale, narrativa femminile anglofona e letteratura femminile della migrazione in Italia. Tra i suoi volumi: Female Stories, Female Bodies (1998), La voce dell’altra (2006), e la cura di The Postcolonial Question (1997), La nuova Shahrazad (2004), Schermi indiani, linguaggi planetari (2008).

Con la partecipazione di

Eduardo Castaldo (fotogiornalista), Laura Celesti-Grapow (Professore di Botanica ambientale e applicata presso la Sapienza Università di Roma), Emanuele Del Guacchio (consulente professionale, si occupa di studi botanici e ricerche scientifiche sia in ambito pubblico che privato), Sandro Dernini (fondatore del Forum sulle culture dei cibi mediterranei e della Fondazione Internazionale per la dieta mediterranea, è consulente per la FAO), Gianluca Gatta (insegna Antropologia dello sviluppo presso l’Università di Napoli L’Orientale), Giulia Grechi (Caporedattore della rivista online roots§routes), Miguel Mellino (Docente di Antropologia culturale e Studi postcoloniali all’Università di Napoli L’Orientale), Igiaba Scego (scrittrice).

Studio Roma 2014/2015 è un programma transdisciplinare sul contemporaneo dell’Istituto Svizzero di Roma che offre dodici borse di studio per artisti e ricercatori accademici. Per questo workshop, ai membri ISR in residenza a Villa Maraini si aggiungono partecipanti da un network istituzionale che include: Akademie der bildenden Künste (Vienna), Hochschule für bildende Künste Hamburg (Amburgo), Hochschule für Gestaltung und Kunst FHNW (Basilea), Kungl. Konsthögskolan (Stoccolma), Kunstakademiet i Trondheim – KIT (Trondheim), La Sapienza Università di Roma (Roma), L’École nationale supérieure des Beaux-Arts de Paris (Parigi), Mimar Sinan Güzel Sanatlar Üniversitesi (Istanbul), Piet Zwart Institute (Rotterdam), Universität der Künste Berlin (Berlino).

Luoghi

Istituto Svizzero di Roma
Villa Maraini, via Ludovisi 48, Roma
Sala Elvetica, via Liguria 20, Roma

Cinema Palazzo
Piazza dei Sanniti, 9/a, Roma

Mura aureliane e vari luoghi nella città di Roma

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