Ricerca e innovazione, che fatica

Nel 2014, l’incidenza della spesa in ricerca e sviluppo sul Pil è pari all’1,38% (in crescita rispetto all’1,31% del 2013), anche se il livello rimane inferiore al target nazionale definito nell’ambito degli obiettivi di Europa 2020 (1,53%).

Innovare rimane difficile. Lo stigmatizza il Rapposto Bes 2016 – Benessere equo e sostenibile – dell’Istat, che fotografa l’Italia esaminando 12 grandi tematiche: Salute, Sicurezza, Istruzione e formazione, Benessere soggettivo, Lavoro e conciliazione dei tempi di vita, Paesaggio e patrimonio culturale, Benessere economico, Ambiente, Relazioni sociali, Ricerca e innovazione, Politica e istituzioni, Qualità dei servizi.
Per quanto riguarda ricerca e innovazione, quindi, nel contesto europeo l’Italia mostra un evidente ritardo.

Si collocano sotto la media europea l’intensità della spesa per ricerca e sviluppo, l’intensità brevettuale, la quota di occupazione nei settori high-tech e quella di occupazione di figure professionali altamente qualificate.
Nel 2014, l’incidenza della spesa in ricerca e sviluppo sul Pil è pari all’1,38% (in crescita rispetto all’1,31% del 2013), anche se il livello rimane inferiore al target nazionale definito nell’ambito degli obiettivi di Europa 2020 (1,53%). Si avvicina all’obiettivo il Nord, con una spesa in rapporto al Pil pari all’1,5%.

Le domande di brevetto presentate all’Ufficio Europeo dei Brevetti (Epo) sono state 69,5 per milione di abitanti nel 2014, valore lontano dalla media europea (111,6) e in calo rispetto al 2013 (4.227 stimate nel 2014 contro 4.294 del 2013).
Nel triennio 2012-2014 meno della metà delle imprese con 10 o più addetti (44,6%) svolge attività di innovazione, quota che scende di 7,3 punti percentuali rispetto al triennio precedente. Solo un terzo delle imprese meridionali svolge attività di innovazione e la quota si riduce di 9,4 punti percentuali rispetto al triennio precedente.
Nel 2015 l’incidenza dei lavoratori della conoscenza si attesta al 15,9% del totale, in aumento sul 2014 (15,5%) e sul 2010 (13,4%). Considerando l’occupazione femminile la quota sale al 19,8% (19,2% nel 2014 e 17,2% nel 2010) ma raggiunge il 21,7% nel Mezzogiorno, un livello superiore a quello rilevato sia al Nord (18,8%) che al Centro (20,3%).
Malgrado i progressi degli ultimi anni, la presenza degli italiani in rete rimane sotto la media europea. In Italia si connette frequentemente a Internet il 63,4% delle persone di 16-74 anni: il ritardo del Mezzogiorno (55%) è evidente sia rispetto al Nord (68,4%, 13,4 punti di differenza) sia al Centro (66,4%, 11,4 punti di differenza).

 

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