A causa dei disastri naturali, persi 1500 miliardi di dollari in 10 anni

I disastri naturali hanno causato circa 1500 miliardi di dollari di danni economici in 10 anni, secondo i calcoli della Fao sui dati dell’International Disaster Database (Em-Dat), colpendo oltre 2 miliardi di persone e uccidendone 1,5 milioni. La cifra economica sta aumentando, arrivando a una media di 250-300 miliardi di dollari l’anno. L’acqua è responsabile del 90% dei disastri naturali.


Ad essere colpiti sono soprattutto i paesi in via di sviluppo (in particolare l’Africa subsahariana) dove l’agricoltura in molti casi è la fonte principale di reddito per il 60% della popolazione. Qui il settore primario subisce il 22% del totale dei danni e delle perdite causate dai disastri naturali, percentuale che sale al 25% se si contano solo quelli legati al cambiamento climatico.
 Nell’ultimo anno nel continente africano sono salite alle cronache le tragedie della colata di fango in Sierra Leone che ha travolto interi villaggi con 400 morti, il ciclone Enawo in Madagascar, con 80 decessi e 247mila senza tetto, così come pesanti siccità che hanno sterminato le coltivazioni e colpito duramente la popolazione. Nel Malawi, nonostante i notevoli bacini idrici (il Lago Malawi è il nono più grande del mondo) la temperatura ha superato i 46°, portando milioni di persone a sopravvivere grazie agli aiuti alimentari internazionali. Lo stesso governo ha denunciato un aumento dei periodi di forte siccità e allo stesso tempo del numero di inondazioni, stessa faccia di un clima in mutazione.
Secondo due studi (Dilley and others del 2005 e Fao 2006) le zone dell’Africa subsahariana sono le più a rischio del mondo per perdite economiche dovute a fenomeni di siccità acuta. Qui l’agricoltura raggiunge il 25% del prodotto interno lordo, il 50% se si include l’agro-business. Qui tra il 1980 e il 2014 oltre 264 milioni di persone hanno sofferto la siccità. Dopo ogni siccità, il settore agricolo registra un calo di -3,5% del suo valore nei paesi colpiti al di sotto del Sahara.
I disastri naturali in generale sono per il 90% legati in qualche modo all’acqua, e il 70% delle morti totali causate da disastri naturali sono dovute a disastri che hanno a che fare con l’acqua. Oltre ai danni diretti alle persone e alle coltivazioni, ci sono quelle ai sistemi di irrigazione, di stoccaggio, agli animali, ai trasporti e molto altro.
I dati sono stati diffusi il 25 ottobre durante il Summit Internazionale “Acqua e Clima. I grandi Fiumi del Mondo a confronto”, che ha ospitato una sessione di tributo all’Africa, il paese più colpito al mondo dai danni causati dai disastri naturali. Sono intervenuti il Ministro del Senegal e la Ministra della Guinea, nonché i capi di delegazione dei più grandi Fiumi e laghi africani, insieme a tutti gli Ambasciatori dei paesi del Continente africano in Italia.
“Il Summit di Roma – ha spiegato il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti – vuole affermare con forza l’impegno dell’Italia e di gran parte dei governi del Pianeta nei confronti dell’Africa: il mondo industrializzato ha un profondo debito ambientale nei confronti di questo Continente, che è necessario colmare con il trasferimento di risorse, conoscenze e tecnologie che possano ridurre la vulnerabilità di quelle terre rispetto ai cambiamenti climatici. L’acqua e la sua accessibilità, di cui si discute in questo Summit – aggiunge Galletti – è, ad esempio, una delle grandi questioni che portano a fenomeni epocali come le migrazioni. L’accordo di Parigi parte proprio da questo principio etico-morale fortissimo, da un salto di qualità nella cooperazione internazionale: creare attraverso l’ambiente nuove condizioni di crescita sociale ed economica”.
“Mi fa piacere annunciare – ha aggiunto il ministro Galletti – che finanzieremo progetti per 5 milioni di euro per iniziative in Africa focalizzate sulla gestione della risorsa acqua, in particolare nei grandi bacini africani Congo e Senegal”.

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