Acqua, per gestione sostenibile servono utilizzo responsabile, raccolta, riuso, tecnologie avanzate e competenze

Acqua

Nel corso della recente Conferenza delle Nazioni Unite sull’acqua, l’Unione Europea ha confermato il proprio impegno per la sicurezza idrica globale entro il 2050 e ha annunciando 33 impegni per l’azione a partire da ora. Tra gli impegni assunti quelli di sostenere il miglioramento dell’accesso all’acqua e ai servizi igienico-sanitari per 70 milioni di persone in tutto il mondo, garantire acqua potabile sicura nell’UE e migliorare la disponibilità di acqua di rubinetto negli spazi pubblici, contribuire alla riduzione del consumo di acqua nell’UE fissando standard di risparmio idrico per i prodotti e sviluppando forniture non convenzionali, come il riutilizzo dell’acqua trattata per l’irrigazione agricola o la desalinizzazione.

Secondo le stime del BIGBANG, il modello idrologico realizzato da ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, nell’ultimo trentennio (1991 – 2020) la disponibilità idrica nazionale è diminuita del 20%. Questa riduzione, dovuta agli impatti dei cambiamenti climatici, è da attribuire non solo alla diminuzione delle precipitazioni, ma anche all’incremento dell’evaporazione dagli specchi d’acqua e dalla traspirazione dalla vegetazione, per effetto dell’aumento delle temperature.

Intanto è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto siccità – d.l. 14 aprile 2023, n. 39 “Disposizioni urgenti per il contrasto della scarsità idrica e per il potenziamento e l’adeguamento delle infrastrutture idriche” – in vigore dal 15 aprile e in attesa di essere convertito in legge. Il testo contiene specifiche misure volte alla lotta alla siccità, con attenzione alla resilienza dei sistemi idrici, lotta alle dispersioni idriche, aumento degli invasi, riutilizzo delle acque.

Le tematiche sono state affrontate nel corso del convegno promosso da Federmanager e dagli Ordini degli Ingegneri di Bologna, Ferrara e Ravenna “Risvolti ambientali e sociali legati all’accesso ad acqua pura: politiche, energia e tecnologie per lo sfruttamento e la potabilizzazione delle risorse idriche” che si è svolto a Bologna presso l’Ordine degli Ingegneri e on line nel pomeriggio di mercoledì 19 aprile alla presenza di circa 500 partecipanti.

“Accanto a fattori di vulnerabilità del settore, stiamo sperimentando la siccità più grave degli ultimi 70 anni – ha detto Roberto Pettinari, responsabile Commissione Sostenibilità e Infrastrutture per Ambiente, Territorio, Energia di Federmanager Bologna-Ferrara-Ravenna e moderatore del convegno – e l’Italia è il secondo Paese europeo per conseguenze collegate al cambiamento climatico. A ciò si aggiunga l’emergenza energetica.”

“In questo quadro si impone una riflessione sulle strade da seguire in un’ottica di sostenibilità, dove grande rilievo assume il ruolo del capitale umano. Come ha sottolineato anche il nostro presidente nazionale Stefano Cuzzilla – conclude Pettinari – il mercato del lavoro avrà sempre più bisogno di professionalità emergenti, mentre ogni anno cresce del 5% la domanda di competenze manageriali esperte in sostenibilità”.

Il mondo ha risorse limitate

Ha inquadrato la situazione nell’attuale scenario Wendy Blechynden, co-founder & director della società di consulenza Water Ray: ”Le questioni relative all’accesso e alla proprietà della terra e dell’acqua sono antiche quanto l’uomo. Il mondo ha risorse limitate, acqua limitata, ed è oggi soggetto alla pressione demografica e, naturalmente, a tutte le pressioni che derivano dalle vite che conduciamo.”
“Inoltre – ha proseguito Blechynden – il cambiamento climatico si aggiunge a questi stress chiedendoci di essere preparati, ma più spesso richiedendo la nostra risposta urgente ai disastri – disastri che sono spesso caratterizzati da un eccesso o carenza di acqua, o dal suo inquinamento. Le situazioni che portano e derivano dai disastri legati al clima sono complesse e non ci sono soluzioni facili, ma dobbiamo continuare a lavorare tenendo a mente sia la Natura sia i nostri vicini.”

Il valore dell’acqua per l’economia del territorio

Quali sono le conseguenze della siccità per il territorio? Salvatore Giordano, specialista ambientale Nomisma: “Il quadro climatico e soprattutto idrico sta evolvendo in una vera e propria emergenza. In Italia oggi vengono persi 9 litri di pioggia su 10. Tanto che il Governo vara una cabina di regia e un commissario straordinario fino a 31 dicembre 2023. La pianura padana in particolare rappresenta la zona di grande criticità̀.

Ma è possibile stimare la perdita economica determinata dalle mutate condizioni climatiche e dalla ridotta disponibilità di acqua? “Questa valutazione – prosegue Giordano – è stata effettuata da Nomisma elaborando specifici studi dei valori prodotti dall’acqua fornita a scopi irrigui e dai servizi ecosistemici realizzati per alcuni importanti consorzi della Regione Emilia – Romagna. Oggi, soprattutto c’è una scarsa consapevolezza sul legame tra attività irrigua e benefici ambientali che diventa fondamentale per poter distinguere il senso di acqua “consumata” ed acqua “utilizzata” in agricoltura.

Le azioni da intraprendere per la tutela dell’acqua

“La disponibilità di acque adatte per il consumo umano (cioè per usi sia potabili che domestici) – ha detto Mauro Icardi, tecnico esperto del settore e gestore del blog https://ilblogdellasci.wordpress.com/author/icaro62/ – sta diventando un problema sempre più grave, non solo nei paesi a clima arido, ma anche in Europa. Uno studio del Joint Research Center della Commissione Europea prevede che nei paesi del sud Europa gli effetti del cambiamento climatico in atto potranno provocare una riduzione fino al 40% della portata dei fiumi. Nel frattempo la crescente richiesta di acqua da parte dei settori produttivi e dalla popolazione urbana potrebbe portare a situazioni di criticità che potrebbero sfociare in misure di razionamento e in eventuali aumenti dei canoni di fornitura.”

“Il recupero di acque reflue depurate, la diminuzione e razionalizzazione dei consumi di acqua potabile, l’adozione di reti differenziate per fornitura di acque per specifici usi – ha concluso Icardi – sono alcune delle azioni che possono essere intraprese. Insieme ad un percorso di educazione alla conoscenza dell’acqua e al suo corretto uso. Chi conosce tutela.”

Risposte ai fabbisogni idrici e resilienza

A fare un quadro dei fabbisogni idrici è stata Susanna Zucchelli, direttrice Acqua Hera: “In termini generali la distribuzione dei fabbisogni idrici è tale per cui circa il 60% dell’acqua è impiegata per usi irrigui, il 23% a fini civili e il 17% nell’industria. Ogni componente della filiera del ciclo idrico integrato deve fare la propria parte per conseguire obiettivi di sostenibilità e preservare una risorsa indispensabile e sempre più limitata.

Per quanto riguarda il Gruppo Hera – ha proseguito Zucchelli -, la strategia aziendale è focalizzata su 4 leve: aumentare la resilienza del sistema, fronteggiare gli effetti del cambiamento climatico, ridurre l’impronta ecologica del servizio idrico integrato, tendere all’eccellenza operativa. Per quanto riguarda la ricerca attiva delle perdite, con circa 10 mila km di rete ispezionati ogni anno, affianca ai sistemi di tipo tradizionale metodi innovativi come scansioni satellitari e raggi cosmici.”

“Nel campo della resilienza dei sistemi idrici – ha spiegato Francesco Maffini, responsabile Asset Management Direzione Acqua Hera – è indispensabile dotarsi di infrastrutture interconnesse in grado di sfruttare fonti differenti che hanno gradi di vulnerabilità diversi rispetto al perdurare di fenomeni siccitosi. Come l’acquedotto del sistema primario di Bologna, che serve quasi 700.000 abitanti nell’area metropolitana e mostra la propria capacità resiliente nello sfruttamento simultaneo di acqua di falda profonda e di acque superficiali in proporzioni variabili dal 70% al 30% a seconda del periodo dell’anno e relativa disponibilità idrica. Per le acque superficiali il bacino di Suviana rappresenta un esempio di mitigazione degli effetti del cambiamento climatico grazie allo stoccaggio di acqua nel periodo invernale e del conseguente rilascio in periodo estivo fino a 8.000.000 mc”.

Le sfide della nuova Direttiva Europea

Patrizia Ercoli, Responsabile dell’Area Tutela e Gestione Acqua, Direzione Generale Cura del Territorio e dell’Ambiente – Regione Emilia, ha parlato delle sfide connesse alla nuova Direttiva Europea: “Il Convegno è stato un’ottima e stimolante occasione di riflessione e di confronto su temi molto importanti e strategici legati in particolare alla qualità e accessibilità dell’acqua potabile, alla protezione dell’ambiente e alla gestione sostenibile delle risorse idriche. La nuova Direttiva Europea (UE) 2020/2184, nata dall’iniziativa dei cittadini europei “Right2Water”, ci pone davanti a nuove sfide, con l’obiettivo di proteggere la salute umana dagli effetti negativi di qualsiasi contaminazione dell’acqua potabile assicurando che sia “sana e pulita” e venga gestita in maniera sostenibile ed efficiente in ogni fase, dal trattamento alla distribuzione.”

“Uno degli elementi fortemente caratterizzanti la nuova Direttiva – ha proseguito – è l’introduzione dell’analisi di rischio, un nuovo approccio alla sicurezza dell’acqua destinata al consumo umano lungo l’intera filiera di approvvigionamento a partire proprio dalle fonti di approvvigionamento. Questo nuovo approccio alla tutela della risorsa idropotabile comporterà la necessità di introdurre strumenti specifici di controllo che non saranno di facile implementazione e che dovranno prevedere un forte contributo da parte dei soggetti istituzionali.”

“Al riguardo – ha concluso Ercoli – la Regione Emilia-Romagna sta approfondendo questi temi, in stretta collaborazione con i Gestori del Servizio Idrico Integrato, ATERSIR e il Dipartimento, anche attraverso strumenti sperimentali come il progetto Interreg Adrion “Multihazard framework for water related risks management” (Muha), da poco concluso (https://muha.adrioninterreg.eu/), che ha portato alla individuazione di specifici “piani d’azione” per migliorare il processo di redazione dei Piani di Sicurezza dell’Acqua (PSA).”

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