Emilia Romagna seconda produttrice di biogas in Italia

L'Emilia-Romagna è la seconda produttrice di biogas italiano. L'intervento dell'assessore regionale alla conferenza nazionale di Legambiente su "La nuova frontiera del biometano". Il progetto BioMethER, impianti dimostrativi a Ravenna e Reggio.

“La sfida più importante nello sviluppo delle fonti rinnovabili in Emilia-Romagna è costituita dal settore termico. Qui ci sono grandi potenzialità per soddisfare i bisogni energetici civili e produttivi. E una delle filiere più promettenti è quella del biogas. Lavoriamo per un risultato concreto, anche su altri fronti, auspicando di avere al nostro fianco Comuni e cittadini in una transizione che non è solo economica”.


Così l’assessore regionale alle Attività produttive, Palma Costi, aprendo a Bologna il 6 febbraio la conferenza nazionale “La nuova frontiera del biometano”, organizzato da Legambiente .
L’Emilia-Romagna attualmente produce circa il 16% del biogas italiano (dalla sua “purificazione” si ottiene, appunto, il biometano), seconda solo alla Lombardia.
Le potenzialità del biometano in Emilia-Romagna sono molto interessanti: dalle biomasse di scarto si possono ottenere tra i 300 e i 350 milioni di metri cubi all’anno, che in termini energetici significa una potenza elettrica di 150 megawatt.
Per questo motivi la Regione (Energia ed Economia verde) ha cofinanziato il progetto europeo BioMethER. L’attività principale consiste nella realizzazione di due impianti dimostrativi per l’immissione in rete presso la discarica di Ravenna e a Roncocesi (Re) presso l’impianto di depurazione.
I nodi irrisolti – Nonostante siano passati 7 anni dall’approvazione della Direttiva europea sulle fonti rinnovabili e quasi 5 anni dal suo recepimento il quadro normativo è ancora incompleto. Due i fronti: la norma Uni/Tr 11537 relativa agli aspetti tecnici legati alla qualità del biometano per l’immissione nelle reti di trasporto e il Dm Biometano dove la Regione Emilia-Romagna ha propostouna serie di emendamenti con le Regioni Lombardia e Piemonte. “Continueremo a sollecitare l’approvazione delle norme” ha concluso l’assessore Costi.
Il Piano energetico regionale – Entro febbraio è previsto l’arrivo della discussione in sede di Assemblea legislativa del Piano energetico regionale, dopo essere stato licenziato dalla Giunta nei mesi scorsi. Il documento fissa la strategia e gli obiettivi della Regione Emilia-Romagna per clima ed energia fino al 2030, ed è affiancato del Piano triennale di attuazione dello stesso Piano energetico per il triennio 2017-2019. Destina risorse a investimenti per lo sviluppo di energie rinnovabili, al risparmio energetico, alla formazione, alla ricerca e all’innovazione nonché al rafforzamento dell’economia verde.
Palma Costi ha ricordato che l’Emilia-Romagna è stata una delle prime Regioni a dotarsi di un Piano e ora “ha alzato l‘asticella con obiettivi di sostenibilità, energia verde e green economy che guardano oltre il 2030, coerentemente alla roadmap europea di decarbonizzazione al 2050. Siamo arrivati a questo traguardo avendo già approvato la prima legge sull’economia circolare, inserito il Piano nel Patto per il lavoro e dato coerenza alle politiche regionali. Ma il nostro impegno è iniziato da tempo sul piano della formazione, ricerca e innovazione, l’informazione. Abbiamo costruito questo Piano dal basso, confidiamo che possa essere attuato con l’aiuto di tutti”.
Il progetto BioMethER – Nato nel 2010 grazie alla Rete Alta Tecnologia (Piattaforma Energia Ambiente), il progetto è partito nel 2013 grazie al finanziamento comunitario Life e al cofinanziamento regionale (budget totale 3,6 milioni di euro, cofinanziamento Ue 1,5 milioni di euro e cofinanziamento regionale 350.000 euro). Il coordinamento è di Aster con il coinvolgimento del Crpa, laboratorio di ricerca industriale della Rete Alta Tecnologia, e delle imprese del settore energetico locale Hera Ambiente e Iren Rinnovabili, e di imprese del settore dei gas tecnici Ireti e Sol.

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