Emissioni CO2 auto. Parlamento Ue chiede riduzione del 40% entro il 2030

Il Parlamento europeo ha votato oggi in plenaria la proposta di Regolamento relativa alla riduzione delle emissioni di CO2 delle autovetture e dei veicoli commerciali leggeri immatricolati dopo il 2020.
Nel progetto di legge i deputati hanno proposto di fissare la riduzione delle emissioni delle nuove autovetture al 40% entro il 2030, con un obiettivo intermedio del 20% entro il 2025 (anno di riferimento 2021). Obiettivi analoghi sono fissati per i nuovi furgoni.

L’iniziale proposta della Commissione europea ha subìto un ulteriore inasprimento, portando dal 15% al 20% il target al 2025 e dal 30% al 40% quello al 2030.

Multe per chi non rientra nei limiti – I costruttori le cui emissioni medie di CO2 supereranno tali obiettivi pagheranno un’ammenda al bilancio dell’UE. Tali fondi saranno destinati ai lavoratori altamente qualificati colpiti da cambiamenti nel settore automobilistico.

Più veicoli elettrici – Le case automobilistiche dovranno inoltre garantire che i veicoli a emissioni zero e a basse emissioni – ZLEV (auto elettriche o veicoli che emettono meno di 50 g CO2/km) abbiano una quota di mercato del 35% sulle vendite di nuove auto e furgoni entro il 2030 e del 20% entro il 2025.

I numeri del voto – La risoluzione legislativa è stata approvata con 389 voti a favore, 239 contrari e 41 astensioni. I ministri dell’UE adotteranno la loro posizione comune il 9 ottobre. I negoziati con i deputati al Parlamento per un accordo in prima lettura inizieranno quindi il 10 ottobre.

Test delle emissioni in condizioni reali entro il 2023 – Il Parlamento invita la Commissione europea a presentare, entro due anni, una proposta per introdurre test delle emissioni di CO2 in condizioni di guida reali, utilizzando un dispositivo portatile come quello recentemente introdotto per la valutazione delle emissioni di NOx. Fino ad allora, le emissioni di CO2 dovrebbero essere misurate sulla base dei dati dei contatori del consumo di carburante delle automobili. Il test delle emissioni in guida reale deve essere operativo dal 2023, chiedono i deputati.

Impatto sociale della decarbonizzazione – I deputati riconoscono che una transizione socialmente accettabile e giusta verso una mobilità a emissioni zero richiede cambiamenti in tutta la catena del settore automobilistico, con possibili impatti sociali negativi. L’UE dovrebbe pertanto promuovere lo sviluppo delle competenze e la ridistribuzione dei lavoratori del settore, in particolare nelle regioni e nelle comunità più colpite dalla transizione, attraverso strumenti di finanziamento dell’Unione più forti. I deputati chiedono inoltre di sostenere la produzione europea di batterie.

Parlamento chiede etichettatura per meglio informare chi acquista un’auto nuova – Entro la fine del 2019, la Commissione europea dovrà proporre una legislazione per fornire ai consumatori informazioni accurate e comparabili sul consumo di carburante, sulle emissioni di CO2 e sulle emissioni inquinanti delle autovetture nuove. A partire dal 2025, le case automobilistiche dovranno comunicare alla Commissione il ciclo di vita delle emissioni di CO2 delle nuove automobili immesse sul mercato, utilizzando una metodologia comune.

La reazione di Anfia – “Anfia esprime tutta la sua forte preoccupazione per l’esito del voto di oggi, ritenendo non sostenibili per la filiera produttiva automotive target così aggressivi, a cui si aggiunge l’inasprimento degli obiettivi di riduzione fino al 5% in più per i costruttori, in caso di mancato raggiungimento di una quota imposta di veicoli elettrici sul totale venduto (20% al 2025 e 35% al 2030) – dichiara Aurelio Nervo, Presidente di Anfia – Quanto emerso dalla votazione produrrà un impatto pesantemente negativo sull’occupazione in tutta la filiera produttiva automotive, forzando l’industria a mettere in atto una radicale trasformazione in tempi record e in assenza di un adeguato quadro di condizioni abilitanti per la transizione verso una mobilità a impatto zero, che non tiene in alcun conto il principio di neutralità tecnologica. Transizione
che, peraltro, richiederebbe il coinvolgimento di più soggetti, sia per la realizzazione delle necessarie infrastrutture di ricarica, sia per arrivare ad una proposta accettabile da parte del mercato. Ad oggi, infatti, le infrastrutture di ricarica sono fortemente carenti in Europa e in Italia, fattore che, insieme ai costi ancora elevati dei veicoli elettrici, mette in difficoltà anche i consumatori, chiamati a modificare radicalmente le proprie abitudini di acquisto, solitamente basate su convenienza economica del veicolo e disponibilità infrastrutturale. Questo principio vale ancor più per gli utilizzatori di veicoli commerciali leggeri, che devono adempiere a precise missioni di lavoro.
La speranza – conclude Nervo – è che il governo italiano esprima una posizione di equilibrio tra l’esigenza di decarbonizzazione e la sostenibilità della filiera industriale, sostenendo la proposta iniziale della Commissione europea in occasione del prossimo Consiglio ‘Ambiente’ il 9 ottobre, e adoperandosi per la salvaguardia di un settore – 5.700 imprese, più di 253.000 lavoratori (di cui 66.000 impiegati per produrre veicoli a combustione interna e loro motori, e circa 14.000 nella produzione di trasmissioni, sistemi di scarico e sistemi ausiliari) – che negli ultimi anni ha trainato la ripresa economica del nostro Paese”.

Uecoop, il problema colonnine – L’Unione europea delle cooperative Uecoop sottolinea invece come sia in crescita la sensibilità verso l’ambiente e la salute che ha portato in diverse regioni del nord Italia al blocco dei mezzi più inquinamenti. “Un’attenzione che oltre alla gestione del traffico urbano coinvolge anche l’assegnazione degli appalti pubblici con i più recenti capitolati di gara che prevedono quasi sempre punteggi aggiuntivi per chi, come molte cooperative, usa mezzi di trasporto a basso impatto inquinante. Il freno principale ai mezzi ibridi è il maggior costo rispetto a benzina e metano, mentre per quelli totalmente elettrici la difficoltà maggiore risiede nell’assenza di un’estesa e capillare rete di colonnine di ricarica, un problema non indifferente – conclude Uecoop – se si usa il mezzo per fare consegne, trasportare persone o spostarsi con frequenza nello stesso giorno su tragitti più o meno lunghi.”

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