Una naturale inclinazione

Wedding in the urban forest Latvia foto Fabio Salbitano
Wedding in the urban forest Latvia foto Fabio Salbitano

Naturale inclinazione, ovvero incontri proposti dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche dedicati al pensare e al fare giardino nel mondo contemporaneo. Un invito a riflettere su un “nuovo” modo di rapportarsi con la natura e sulle diverse sensibilità e attitudini di cura dei luoghi che sempre più, come le piante di un giardino in movimento, si espandono, occupano spazi, colorano il grigio delle periferie, mettono radici nelle città e nei frammenti ancora esistenti di campagna. 

Curata da Simonetta Zanon (paesaggista, Fondazione Benetton) e organizzata negli spazi Bomben a Treviso nelle giornate di mercoledì 16, 23 e 30 settembre, questa iniziativa vuole assecondare e alimentare la naturale inclinazione che appare sempre più diffusa e coinvolge tutti quelli che si sentono abitanti attivi del “giardino planetario”, bene comune da custodire e trasmettere alle generazioni future.
Il ciclo di incontri è dedicato a Ippolito Pizzetti (1926-2007), figura luminosa di studioso e progettista del paesaggio e del giardino, uomo di cultura e di natura, imprescindibile e costante punto di riferimento del lavoro della Fondazione su questi temi.


Il programma si apre mercoledì 16 settembre alle ore 18 con l’incontro pubblico Il giardino perduto. Marco Martella, storico dei giardini che vive e lavora a Parigi, dove ha fondato la rivista «Jardins», indaga il giardino come ultimo rifugio della spiritualità e della poesia, ultima frontiera al di qua dell’alienazione ma anche ultima utopia, pratica e tangibile. La riflessione parte dalle parole del volume E il giardino creò l’uomo di Jorn de Précy (Ponte alle Grazie, 2012), curato dallo stesso Martella: «Il giardino non è mai perduto. Così, essendo troppo vecchio per credere alle rivoluzioni, non avendo mai avuto gusto per i manifesti politici, io non raccomando che una forma di ribellione: il giardinaggio. Fate giardini! Veri giardini, naturalmente, luoghi indomiti, fuorilegge. […] E proteggete anche quelli che restano e resistono, i vecchi luoghi abitati dalle piante che arrivano da lontano e continuano a sognare, nonostante l’insensato baccano che li circonda. Lavorate con i poeti, i maghi, i danzatori e tutti gli altri artigiani dell’invisibile per rimettere al suo posto il mistero del mondo».
La giornata di mercoledì 23 settembre si apre alle ore 15.30 con Boschi alla porta di casa, seminario a invito con Fabio Salbitano (docente di Ecologia del paesaggio e di Selvicoltura urbana presso l’Università di Firenze), attraverso il quale si vogliono esplorare metodi e strumenti di pianificazione, progettazione e gestione forestale e del paesaggio basati sulla partecipazione consapevole delle comunità locali. In Italia più di due terzi della popolazione vive in ambienti definiti urbani dove l’importanza di boschi e spazi verdi, nelle città e nelle loro immediate vicinanze, è fondamentale. Seguendo il neologismo anglosassone NeighbourWoods, tali spazi possono essere definiti “boschi di vicinato”. Non si tratta di boschi qualsiasi: il primo requisito da rispettare è che la comunità che abita nelle sue immediate vicinanze lo percepisca come “bosco alla porta di casa”, sentendosi parte attiva della sua gestione e sviluppando senso di appartenenza a quel luogo.
Al seminario, coordinato da Luigi Latini (docente di Architettura del paesaggio presso l’Università Iuav di Venezia, presidente del Comitato scientifico della Fondazione) e Simonetta Zanon, intervengono Giuseppe Barbera (docente di Colture arboree presso l’Università degli Studi di Palermo, membro del Comitato scientifico della Fondazione), Mariapia Cunico (architetto paesaggista, docente al master Paesaggio e Giardino dell’Università Iuav di Venezia), Anna Lambertini (architetto paesaggista, limes architettura del paesaggio, Firenze), Fabio Pasqualini (architetto paesaggista, HSL Studio, Verona, presidente Associazione Italiana Architettura del Paesaggio sezione Triveneto e Emilia Romagna), Filippo Pizzoni (architetto paesaggista, aMAZING_sTUDIO, Milano), Michele Zanetti (naturalista e divulgatore, Venezia).
Alle ore 21 segue la proiezione del film L’uomo che piantava gli alberi di Frédéric Back (Canada, 1987, 42’). Un viaggiatore solitario si spinge in una zona deserta dell’Alta Provenza e incontra un pastore che pazientemente semina ghiande con l’intento di creare nuovi boschi. Dopo molti anni, ritornato sul posto, scopre che quella terra arida si è trasformata in un giardino meraviglioso in cui domina il verde dei boschi e l’acqua scorre di nuovo, favorendo lo sviluppo di nuovi centri abitati e un ritrovato benessere degli abitanti. Tratto dal racconto di Jean Giono, Premio Oscar come miglior film di animazione, con voce narrante di Philippe Noiret nella versione originale e di Toni Servillo in quella italiana (2008), il film sarà presentato da Giuseppe Barbera e Luciano Morbiato (esperto di storia del cinema, Padova).
Il programma si chiude mercoledì 30 settembre alle ore 21 con la proiezione del film Città del Cavolo. Orti comunitari a Milano e Berlino di Paola Longo e Salvatore Laforgia (Italia, 2014, durata 68’). Realizzato con la collaborazione di Guido Larcher e Inge Pett, il documentario mette a confronto i giardini comunitari di Milano e Berlino per raccontare e promuovere esperienze di sviluppo del territorio urbano pensate e realizzate dal basso, grazie all’impegno di gruppi di cittadini desiderosi di rianimare il grigiore della città e di riconquistarne gli spazi vuoti. Gli orti comunitari sono veri e propri laboratori sociali, basati su nuovi comportamenti e attitudini culturali e sul semplice e convincente principio del “do it yourself”. Il documentario contiene interessanti interviste a attivisti, paesaggisti, architetti, sociologi, politici e amministratori che si confrontano sul tema della natura urbana. Presentazione e commento saranno a cura degli autori Paola Longo e Salvatore Laforgia.

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