Unesco, tre persone su dieci non hanno accesso all’acqua potabile

Presentata al Consiglio dei diritti dell’uomo, al Palais des Nations di Ginevra (Svizzera), l’edizione 2019 del World Water Development Report (WWDR 2019).

Si tratta del Rapporto mondiale delle Nazioni Unite sullo sviluppo delle risorse idriche 2019 intitolato “Leaving No One Behind”.

Una migliore gestione delle risorse idriche, sostiene il rapporto, nonchè l’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari per tutti sono essenziali per sradicare la povertà, costruire società pacifiche e prospere e assicurare che “nessuno resti indietro” sulla strada dello sviluppo sostenibile.

Ma nonostante i significativi progressi compiuti negli ultimi 15 anni, nel 2015 tre persone su dieci (2,1 miliardi) non avevano accesso all’acqua potabile e 4,5 miliardi di persone, pari a sei su dieci, non avevano servizi igienici sicuri e una persona su nove pratica la defecazione all’aperto.

Nel 2017, conflitti e persecuzioni hanno costretto 68,5 milioni di persone a fuggire dalle loro case, mentre 25,3 milioni di persone in media all’anno sono costrette a migrare a causa di disastri naturali, il doppio rispetto ai primi anni Settanta.  E il numero dei rifugiati dovrebbe aumentare ulteriormente a causa dei cambiamenti climatici.

In tutto il mondo il tasso di utilizzo dell’acqua è cresciuto di circa l’1% all’anno a partire dagli anni ’80 a causa della combinazione di diversi fattori: crescita della popolazione, sviluppo socioeconomico e cambiamento dei modelli di consumo. Secondo le previsioni, la domanda globale di acqua continuerà a crescere ad un tasso simile fino al 2050, superando di circa il 20-30% i livelli di utilizzo attuali, principalmente in ragione della crescente domanda a livello industriale e domestico. Più di due miliardi di persone vivono in paesi soggetti a tassi elevati di stress idrico, mentre circa quattro miliardi di persone devono affrontare gravi scarsità idriche per almeno un mese all’anno. I livelli di stress idrico continueranno a crescere con l’incremento della domanda di acqua e con l’intensificarsi degli effetti dei cambiamenti climatici.

E’ in Africa che vive metà delle persone che bevono acqua da fonti non sicure a livello globale ed è più probabile che siano gli emarginati o i discriminati per genere, età, stato economico o per identità etnica, religiosa o linguistica, ad avere un accesso limitato all’acqua e ai servizi igienici adeguati. Questi diritti obbligano gli Stati a lavorare affinchè ci sia un accesso per tutti, senza discriminazioni, dando la priorità ai più bisognosi. Acqua pulita e servizi igienico sanitari sono peraltro l’Obiettivo 6 dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, il programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’Onu.

Tra gli aspetti indagati, la povertà rurale. In tutto il mondo, più dell’80% delle aziende agricole è a conduzione familiare, con superfici inferiori ai due ettari. Le piccole aziende agricole familiari rappresentano la spina dorsale degli approvvigionamenti alimentari nazionali, contribuendo a più della metà della produzione agricola in numerosi paesi. Tuttavia è proprio nelle aree rurali che la povertà, la fame e l’insicurezza alimentare risultano maggiormente prevalenti.
Le infrastrutture idriche non sono ancora sufficientemente presenti nelle aree rurali povere, perciò milioni di uomini, donne e bambini in queste aree non godono di una copertura relativa ai servizi idrici e igienico-sanitari. Inoltre l’adozione di misure di carattere pubblico, tra cui la mobilitazione di risorse nazionali e gli stanziamenti di bilancio, si è rivelata insufficiente sia a livello nazionale, sia a livello locale, per soddisfare le necessità di manutenzione delle infrastrutture idriche installate.

In mancanza di un intervento pratico e politico che agisca in modo chiaro e responsabile contro esclusione e diseguaglianze – sostiene il rapporto – le misure relative all’acqua continueranno a escludere coloro che più ne avrebbero bisogno e che più ne trarrebbero vantaggio.
“Migliorare la gestione delle risorse idriche e garantire l’accesso ad acqua potabile e a impianti igienico-sanitari sicuri ed economicamente accessibili per tutti costituisce un fattore essenziale per sradicare la povertà, costruire società pacifiche e prospere e garantire che “nessuno sia lasciato indietro” lungo il percorso verso lo sviluppo sostenibile. Si tratta di obiettivi che possono tutti essere conseguiti, purché sussista la volontà collettiva di farlo.”

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