Anche il clima ha effetti sulla salute

Il cambiamento di frequenza degli eventi estremi come ondate di calore, precipitazioni eccezionali e siccità ha effetti diretti sulla salute di esseri umani e sugli animali. Picchi di mortalità sono stati registrati nelle fasce della popolazione più fragili e vulnerabili. Gli impatti sull’ambiente hanno effetti indiretti sulla salute umana e degli animali, anche alterando le condizioni di vita e lavoro.

Servono strategie efficaci per affrontare a livello globale e in tempi brevi gli effetti dei cambiamenti climatici sulla salute.
In vista del G7 salute, il Ministro Beatrice Lorenzin ha portato avanti un confronto attivato con la comunità scientifica internazionale: da gennaio 2017 il Ministero della salute si è avvalso di un team di ricercatori dell’Università Ca’ Foscari Venezia, coordinati dal professor Stefano Campostrini, in collaborazione con il progetto interdipartimentale Foresight del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), che hanno messo a punto un questionario, divulgato presso esperti da tutto il mondo, al fine di stilare una lista, con relative priorità, delle azioni da mettere in campo in tutti i Paesi, all’interno dei Paesi del G7 e nei Paesi più esposti agli impatti dei cambiamenti. Tra le misure più urgenti su scala globale, avvisano gli scienziati, spiccano la riduzione delle emissioni e il rafforzamento dei sistemi di sorveglianza.
In tale contesto, la presidenza italiana del G7 ha scelto di puntare l’attenzione dei governi sulle strategie globali per affrontare i rischi connessi ai cambiamenti climatici e individuare azioni di adattamento e mitigazione. L’indagine ha interpellato oltre 700 esperti di tutto il mondo, raccogliendo le opinioni di circa 200 di questi. Gli esperti sono stati indicati dalle delegazioni dei Paesi del G7, ivi compresa l’Italia, dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, dalla FAO, dalla Commissione Europea, dall’EFSA e dall’OCSE.



Gli esperti hanno segnalato l’urgenza di supportare l’adozione del Piano di azione globale sulla resistenza agli antimicrobici in cooperazione con OMS, FAO, OIE (Organizzazione mondiale per la salute degli animali) e incoraggiare il varo di piani nazionali, con un’enfasi sul favorire un uso appropriato degli antibiotici, migliorare la prevenzione e promuovere ricerca sul campo.
La ricerca, secondo gli esperti, giocherà un ruolo chiave anche nello studio sull’incidenza, la diffusione, la misurazione del rischio e degli impatti della resistenza agli antimicrobici, per quanto riguarda l’impatto dei cambiamenti climatici.
Dallo studio emerge il suggerimento ai Paesi del G7 a impegnarsi, anche con azioni concrete, per migliorare le infrastrutture idriche nonché qualità e sicurezza dell’acqua nei paesi più a rischio. Altri aspetti prioritari in termini di sostegno, sono il controllo dei vettori di malattie, il rafforzamento dei sistemi sanitari e la diffusione delle vaccinazioni.

In concomitanza con l’anniversario dell’Accordo di Parigi, sul clima è intervenuta anche la Coldiretti.  Il 2017 – ha evidenziato in una nota – si appresta a diventare uno degli anni piu’ caldi e siccitosi da quanto sono iniziate le rilevazioni in Italia. Il risultato  è una Italia a secco come dimostrano i grandi laghi vuoti e il livello idrometrico del grande fiume Po che non è mai stato così basso da un decennio in questo periodo. Preoccupa lo stato di riempimento dei grandi laghi italiani, tutti prossimi al minimo storico, che varia dal 26% del Garda al 16% del Maggiore, dal 6% di quello di Como al 4% per l’Iseo mentre il livello idrometrico del fiume Po al Ponte della Becca è a -3,13 metri, secondo il monitoraggio della Coldiretti.

Siamo di fronte ad un cambiamento strutturale del clima con l’ultima estate che – continua la Coldiretti – si è classificata come la quarta più siccitosa di sempre con la caduta del 41% in meno di precipitazioni, ma che conquista il posto d’onore per il caldo con una temperatura media superiore di 2,48 gradi alla media, inferiore solo a quella registrata nel 2003 sulla base delle rilevazioni Isac Cnr dai quali emerge anche che il 2015 è stato l’anno più bollente della storia da 217 anni ma nella classifica degli anni piu’ caldi in Italia ci sono nell’ordine il 2014, il 2003, il 2016, il 2007, il 2012, 2001, poi il 1994, 2009, 2011 e il 2000. Gli effetti dei cambiamenti climatici si stanno manifestando con pesanti conseguenze sull’agricoltura italiana perché si moltiplicano gli sfasamenti stagionali, gli eventi estremi e il diffondersi di nuovi insetti e malattie con la tropicalizzazione.

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