Parchi, il Senato approva il Ddl

Nel ddl, che prevedeva l'istituzione del parco del delta del Po, in Aula è stata aggiunta con un emendamento l'istituzione dei parchi di Matese e di Portofino.

Il Senato ha approvato oggi il ddl n. 119, nel testo proposto dalla Commissione Ambiente, recante modifiche alla legge 6 dicembre 1991, n. 394, e ulteriori disposizioni in materia di aree protette. Il testo adesso sarà trasmesso alla Camera. Il provvedimento che modifica la legge quadro del 1991 al fine di semplificare il sistema di governo dei parchi, rafforza il ruolo dei presidenti, snellisce il consiglio direttivo e istituisce un nuovo comitato per le aree protette.

Nel disegno di legge, oltre ad essere previsto un piano del parco, con valenza paesaggistica estesa alle aree marine contigue, introduce nuove forme di finanziamento (corrispettivo sulle concessioni, contributi per i servizi ecosistemici, ticket per i visitatori, cinque per mille, contratti di sponsorizzazione), e con l’approvazione del nuovo articolo 26, proposto dal senatore Vittorio Fravezzi (Gruppo per le autonomie), conferisce una delega al Governo per l’introduzione di un sistema volontario di remunerazione dei servizi ecosistemici con una clausola di salvaguardia per le Regioni speciali e le province autonome. Nel ddl, che prevedeva l’istituzione del parco del delta del Po, in Aula è stata aggiunta con un emendamento l’istituzione dei parchi di Matese e di Portofino.
Le disposizioni, che adesso verranno discusse alla Camera, hanno incontrato il parere negativo di Sel, M5S e Lega Nord.
Dissenso da parte delle associazioni ambientaliste – “Né il Senato, né il Governo hanno accolto le osservazioni e le proposte di 17 Associazioni Ambientaliste e di centinaia di esperti e uomini di cultura, che hanno criticato in modo fermo e elaborato proposte migliorative. Risultato, una riforma sbagliata che chiediamo con forza venga modificata alla Camera”.
“Non volendo cogliere il senso costituzionale che vede la tutela della natura in capo allo Stato, la riforma non valorizza il ruolo delle aree protette come strumento efficace per la difesa della biodiversità e non chiarisce il ruolo che devono svolgere la Comunità del Parco. Un testo che doveva rafforzare il ruolo e le competenze dello Stato centrale nella gestione delle aree marine protette, ma che in realtà continua a lasciare questo settore nell’incertezza e senza risorse adeguate. Perché non possiamo non sottolineare che questa riforma viene fatta senza risorse, che la legge approvata non riesce a delineare un orizzonte nuovo per il sistema delle aree protette e senza migliorare una normativa che, dopo 25 anni di onorato servizio, non individua una prospettiva moderna per la conservazione della natura nel nostro Paese”.
I punti più critici evidenziati – “Una modifica della governance delle aree protette che peggiora la qualità delle nomine e non razionalizza sufficientemente la composizione del Consiglio direttivo, in cui viene prevista la presenza di portatori di interessi specifici e non generali come deve essere. Non vengono definiti strumenti di partecipazione dei cittadini né la previsione di comitati scientifici;
Una governance delle Aree marine Protette che non prevede alcuna partecipazione delle competenze statali e individua Consorzi di gestione gli uni diversi dagli altri;
L’assenza di competenze specifiche in tema di conservazione della natura di Presidente e Direttore degli Enti Parco;
Un sistema di “royalties” che, pur legato ad infrastrutture ad alto impatto già esistenti, deve essere modificato per evitare di condizionare e mettere sotto ricatto i futuri pareri che gli enti parco su queste dovranno rilasciare;
Una norma che attraverso la “gestione faunistica”, con la governance prevista, acuirà le pressioni del mondo venatorio;
L’istituzione di un fantomatico Parco del Delta del Po senza che venga definito se si tratti o meno di un parco nazionale, quando peraltro la costituzione di questo, come Parco Nazionale, è già oggi obbligatoria ai sensi dalla legge vigente
Non si vietano le esercitazioni militari nei parchi e nei siti natura 2000;
Non si garantisce il passaggio delle Riserve naturali dello Stato, del personale e delle risorse impegnato, ai parchi.”
Le associazioni che hanno chiesto modifiche al Senato: Ambiente e Lavoro, AIIG – Associazione Insegnanti di Geografia, Club Alpino Italiano, Centro Turistico Studentesco, Ente Nazionale Protezione Animali, FAI – Fondo Ambiente Italiano, Greenpeace Italia, Gruppo di Intervento Giuridico, Italia Nostra, LAV – Lega Antivivisezione, Legambiente, Lipu, Marevivo, Mountain Wilderness, Pro Natura, SIGEA, WWF Italia.
Coldiretti plaude – E’ invece positivo il commento di Coldiretti: “l’approvazione della legge di riforma in materia di parchi rappresenta una tappa fondamentale per restituire ruolo e reputazione ad organismi in grado di promuovere progetti innovativi basati sulla collaborazione tra imprese e luoghi in vista di uno sviluppo locale sostenibile. Particolare valore è da riconoscere alla partecipazione degli agricoltori nei consigli di gestione delle aree protette in vista di superare la marginalità e integrare i parchi nel complessivo sistema istituzionale garantendo il necessario consenso sociale. Soprattutto si afferma l’orgoglio di vivere nei parchi da parte degli agricoltori residenti nella convinzione, fatta propria dalla proposta di legge, che solo un’agricoltura che produce fa bene all’ambiente. Finalmente, trascorsi 25 anni dall’originario testo i parchi hanno anche una precisa missione di scopo: quella di diventare laboratori di sviluppo della multifunzionalità agricola e di rendere protagoniste le collettività residenti. Alcune ulteriori correzioni ad un testo comunque aggiornato alle sfide più complesse della tutela del suolo e del paesaggio potranno essere ora presentate e discusse nel dibattito che si aprirà alla Camera nell’aspettativa di una veloce e definitiva approvazione”.

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